Truffa all’Inps, Di Biagio: «Il gip ha archiviato. Mi riapproprio della dignità»

16 Giu 2016 12:07 - di Redazione

Dopo tre anni il Giudice per le indagini preliminari ha archiviato il procedimento a carico del senatore Aldo Di Biagio per una presunta truffa ai danni dell’Inps, rispetto alla quale si era sempre dichiarato estraneo. Ora i fatti gli danno ragione ma il cammino è stato faticoso soprattutto dal punto di vista umano. «Esattamente tre anni fa i media riportavano la notizia di un’indagine della Procura di Roma su presunte truffe all’Inps nella quale sarei stato coinvolto», dichiara Di Biagio dopo avere appreso la notizia dell’archiviazione. «Molto risalto venne dato al mio coinvolgimento, anche con considerazioni che travalicavano il diritto di cronaca. A ogni modo, quale uomo delle istituzioni, ho atteso fiducioso che si concludesse il lavoro degli inquirenti, consapevole della mia totale estraneità dai fatti contestati, confermata nell’archiviazione giunta in queste ore».

Di Biagio: «Desidero solo riabilitare la mia immagine»

Il senatore Ap ricorda che «nel 2013, a poche ore dalla notifica del coinvolgimento nell’indagine, sono intervenuto nell’aula del Senato dichiarando apertamente di rinunciare a ogni forma di immunità parlamentare, che potesse complicare e rallentare ogni eventuale provvedimento. Ed infatti, su richiesta dei PM titolari dell’indagine, il Gip presso il Tribunale di Roma, dott.ssa Paola Della Monica, in data 7 giugno 2016 ha disposto l’archiviazione del procedimento con decreto n.5240/15 Ufficio Gip Gup, concludendo un percorso durato tre anni durante i quali non sono mancate le speculazioni e le strumentalizzazioni». «Chiedo pertanto – conclude Di Biagio- alle redazioni e alle agenzie stampa di dare attenzione alla notizia della archiviazione che conclude la vicenda giudiziaria e cioò sempre in ossequio alla completezza del diritto di cronaca e di informazione del quale ho sempre avuto rispetto. Come è  comprensibile, la mia richiesta è  dettata dal solo desiderio di riabilitare la mia immagine e di riappropriarmi della mia dignità  e di quella di tutta la mia famiglia»

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