Trieste, uccisa in casa e sepolta in una cava. Confessa l’ex marito

10 Giu 2016 17:53 - di Redazione

Uccisa dall’ex marito in casa a Trieste, poi caricata in macchina e sepolta in una cava di materiale edile sul Carso, tra Slovenia e Italia. E’ l’ennesimo caso di femminicidio consumato in Italia, l’ennesimo dall’inizio dell’anno. Vittima una cittadina serba, Slavica Kostic, 38 anni, che nel capoluogo giuliano lavorava come badante facendo spola con il Paese balcanico, da cui però aveva fatto perdere le proprie tracce il 26 aprile scorso. Il suo cadavere è stato fatto ritrovare ieri dal reo confesso, ‘incastrato’ da una serie di indizi e di errori scovati dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura, diretti da Marco Calì. Una persona precisa e puntuale, così i conoscenti descrivevano Slavica. Una sua nipote, e in seguito la figlia, ne avevano segnalato il mancato rientro al lavoro alla Polizia. Da una prima ispezione dell’abitazione, tutto risultava in ordine; ma la Polizia Scientifica interregionale di Padova con il “Luminol” ha scovato tracce biologiche tra il bagno e il corridoio del piccolo appartamento, ripulite da qualcuno; il dna era quello della donna. Gli investigatori hanno puntato sul marito separato della donna, Dragoslav Kostic, 61 anni, che aveva lavorato nel capoluogo giuliano nel settore edile, ma da qualche tempo era rientrato in Serbia. Dall’esame del traffico telefonico e autostradale è emerso che la notte del delitto l’uomo era arrivato in città, mentre ai poliziotti aveva raccontato l’opposto. Per dare credibilità al suo racconto. l’uomo aveva anche mostrato alcune foto della sua vettura, rimasta distrutta da un incendio accidentale – secondo lui – la notte del delitto. Ma una consulenza tecnica ha dimostrato che quelle fiamme erano dolose. Contraddizioni che hanno indotto il sostituto procuratore Matteo Tripani a disporre il fermo nei suoi confronti. Kostic ha confessato, facendo anche ritrovare il corpo della donna – in avanzato stato di decomposizione – nella discarica situata poco oltre il confine sloveno, nella località carsica di Kreplje. Non è stata ancora chiarita la dinamica del delitto – qualche elemento utile potrà venire dall’autopsia – ma il movente ricalca altri episodi simili di femminicidio: una coppia in crisi, e una contesa sull’appartamento di Trieste, che era stato acquistato dall’uomo ma risultava intestato alla donna. Soddisfazione per la soluzione del caso è stata espressa dal Procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni, per il quale “una tecnica investigativa rapida e quindi efficace ha consentito il disvelamento di un gravissimo delitto. Dunque, una piena e riuscita sinergia tra Procura e Squadra Mobile”.

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