Sondaggi Brexit: torna il vantaggio il no all’Europa, ecco di quanto
Brexit in testa di stretta misura secondo due degli ultimi sondaggi pubblicati in Gran Bretagna alla vigilia del referendum sull’Ue di domani. Secondo l‘istituto Opinium, il fronte del no all’Europa (Leave) è al 45% e quello del sì (Remain) al 44. Secondo il Tns, un altro centro demoscopico, Leave è invece al 43% contro il 41 di Remain: tuttavia lo stesso Tns accreditava una settimana fa un margine ben più netto agli euroscettici, di 7 punti.
Le banche si preparano a una possibile Brexit. E cercano uffici a Francoforte per le loro attività europee nel caso in cui Londra lasciasse l’Ue. Una ricerca iniziata negli ultimi due mesi per essere pronte con piani B se una Brexit dovesse verificarsi. Lo riporta il Financial Times, sottolineando che una decina fra banche svizzere e americane hanno avviato una ricerca seria a Francoforte.
Le piazze finanziare sono, dal canto loro in finestra, alla finestra. A poche ore dall’apertura dei seggi in Gran Bretagna e in attesa di conoscere se gli inglesi sceglieranno o meno di restare nell’Ue, le borse mostrano cautela. E cosi’ i cambi, con la sterlina che dopo sedute di volatilità si affaccia al referendum allo stesso livello di quando la settimana si aperta. Una cautela dettata dall’esito inverto del voto e dalle sue conseguenze. La Fed con Janet Yellen e il Fmi con Christine Lagarde lanciano gli ultimi allarmi e mettono in guardia sugli effetti della decisione.
Un addio avrebbe ”significative ripercussioni” sull’economia americana, afferma il presidente della Fed in Congresso , sottolineando che stimare l’impatto esatto di una Brexit è difficile e proprio per questo le recenti decisioni di politica monetaria ne hanno tenuto in considerazione. ”È un rischio che monitoriamo» aggiunge Yellen, precisando che comunque non è al momento in programma nessuna riunione d’emergenza per rispondere all’esito del voto. D’accordo sull’impossibilita’ di stimare esattamente le conseguenze di una Brexit è Lagarde. Una Brexit ” è negativa, riduce i redditi” mette in evidenza il direttore generale del Fmi, ribadendo le conclusioni a cui e’ giunto lo studio pubblicato di recente del Fmi, secondo il quale la Gran Bretagna rischia di scivolare in recessione.