L’ex-pm Grasso vieta la presentazione in Senato del libro su Enzo Tortora
Un no vergognoso e imbarazzante. Pietro Grasso, l’ex-magistrato approdato alla corte di Matteo Renzi e paracadutato sulla poltrona della seconda carica dello Stato, quella di presidente del Senato, vieta la presentazione del libro su Enzo Tortora negando una sala di Palazzo Madama con l’incredibile motivazione che l’iniziativa non è «collegata alle finalità istituzionali del Senato».
Se c’è una vicenda vergognosa che, più di ogni altra, rappresenta il fallimento di una certa magistratura e di una certa giustizia questa è proprio la vicenda di Enzo Tortora che ha sconvolto la vita di un uomo e anche quella dei suoi concittadini. E che, da qualunque prospettiva la si guardi, non trova scusanti di alcun genere. Se c’è una vicenda che, più di ogni altra inchioda lo strapotere giudiziario alle sue responsabilità – responsabilità alle quali la magistratura non vuole, ostinatamente, testardamente, sottostare pur se gli italiani, con un referendum, hanno già scelto e deciso diversamente – e mette in crisi il modello di giustizia targato Pd, questa è la tragedia di un uomo buono e perbene masticato, triturato e risputato senza scuse dalla giustizia italiana.
E dunque si accende la polemica intorno alla decisione che nega alla compagna di Tortora, Francesca Scopelliti di presentare in una sala di Palazzo Madama il libro che raccoglie le missive inviate da Enzo Tortora alla sua compagna Francesca Scopelliti quando il presentatore era rinchiuso in carcere.
E’ la stessa Scopelliti, assieme al presidente dell’Unione delle Camere penali, Beniamino Migliucci, a dare fuoco alle polveri svergognando pubblicamente Grasso e un certo modo di intendere le istituzioni. Di fronte alle porte del Senato che Grasso ha sbattuto loro in faccia, la Scopelliti e Migliucci hanno presentato “Lettere a Francesca” al Tempio di Adriano, insieme con Emma Bonino, Giuliano Ferrara e Enzo De Caro.
E lì non c’è voluto molto perché la faccenda venisse fuori, concretizzatasi in una burocratica e imbarazzante lettera della segreteria di Grasso che spiega il motivo di quella decisione assurda.
L’iniziativa non è «collegata alle finalità istituzionali del Senato», è scritto nero su bianco. Spero che la decisione «non sia stata dettata più dal suo passato di magistrato che dalla attuale veste di seconda carica istituzionale del Paese. Sarebbe un’ulteriore ferita per Enzo Tortora. Una lesione per le nostre povere istituzioni. Un affronto», ha scritto in risposta Scopelliti. E oggi, ribadendo che il libro è, prima di tutto, una denuncia del nostro vergognoso sistema penale e carcerario, la compagna di Tortora è tornata a chiedere conto di quali siano le finalità istituzionali del Senato.
Non ha, invece, dubbi, sul fatto che la scelta sia stata «dettata dal passato di magistrato» di Grasso, Migliucci, incredulo all’idea che parlare di giustizia non rientri tra gli scopi del Senato.
Non sono mancate critiche anche al Guardasigilli Orlando. A distanza di 33 anni dall’arresto di Tortora «la vergogna delle carceri resta tale e quale, la giustizia non ha fatto passi avanti – ha detto Scopelliti – se fossi il ministro della Giustizia avrei fatto i salti mortali per prendere oggi il testimone della battaglia perché non ci siano più altri errori giudiziari». Ma Orlando e il Pd, di cui Grasso e l’attuale ministro della Giustizia sono campioni, da questo orecchio non ci sentono. In fondo – e poi neanche troppo in fondo – il giustizialismo, la crudezza manettara è parte integrante del Dna del Pd. Che ha sempre fiancheggiato certi magistrati con la bava alla bocca.
Esplosa la polemica, dallo staff di Grasso hanno cercato di metterci una pezza a colori. Facendo ancora più danni all’immagine, già lacerata, dell’ex-magistrato prestato alla politica renziana.
«Mi dispiace che sia stata utilizzata una formula di diniego standard che in questo caso poteva far emergere interpretazioni maliziose – tenta di riparare il portavoce di Pietro Grasso, Alessio Pasquini, contattato telefonicamente – Ma quando i primi di giugno è arrivata la richiesta, avendo verificato che la signora Scopelliti era candidata al consiglio comunale di Milano, si è ritenuto di non poter accogliere la domanda per la giornata di oggi, 17 giugno, (anniversario dell’arresto di Tortora ndr), perché troppo a ridosso del ballottaggio».
Poi la sviolinata a Grasso: «L’impegno del presidente sui temi della giustizia e delle carceri poi – sottolinea Pasquini – è noto e facilmente documentabile. Nelle ultime settimane è stato presente agli Stati generali delle esecuzioni penali a Rebibbia, al carcere minorile a Palermo, ha ricevuto l’Aiga e lunedì prossimo ha invitato nella solennità dell’Aula un coro di detenuti di Bologna». Insomma tutte chiacchiere e distintivi.
Il libro – i cui proventi andranno alla Fondazione Enzo Tortora per proseguire la battaglia contro la «malagiustizia» – è dedicato a Marco Pannella, che «non ha mai smesso di occuparsi della giustizia giusta; un impegno che i Radicali continueranno» ha assicurato Bonino. Avranno al fianco i penalisti, che intendono ripresentare un ddl costituzionale per la separazione delle carriere in magistratura, come ha annunciato Migliucci. La lobby dei magistrati già affila le armi.