Il killer di Sara pianificò il delitto? Ecco le prove che lo incastrano

3 Giu 2016 18:15 - di Carlo Marini

Vincenzo Paduano, la guardia giurata accusata di aver ucciso l’ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, potrebbe aver avuto non solo una bottiglietta di alcool, ma anche altro liquido infiammabile. Il sospetto è degli inquirenti che indagano sull’omicidio della studentessa universitaria. Troppo poco, secondo l’ipotesi di lavoro di chi sta cercando di fare completamente luce sul delitto, una bottiglietta d’alcol per incendiare un’auto e dare fuoco alla giovane. Da qui l’ipotesi che Paduano avesse altre sostanze incendiarie. Per questo motivo il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Maria Gabriella Fazi hanno disposto accertamenti, compresi quelli gps per ricostruire i movimenti dell’indagato, al fine di verificare se il loro sospetto sia fondato. La guardia giurata ha giustificato il possesso di alcol con l’intento di incendiare l’auto del fidanzato di Sara. E tra gli esami tecnici ancora in corso, oltre a quelli di natura autoptica (esami del sangue e dei polmoni di Sara per stabilire con certezza se fosse morta quando è stata avvolta dalle fiamme), ci sono anche quelli sui telefoni cellulari della ragazza e del suo ex. Agli atti dei magistrati ci sono testimonianze relative al tono minaccioso di sms e di mail inviati da Paduano alla sua ex. Rivelazioni, raccolte dopo la richiesta di convalida del fermo e quindi non esaminate dal gip Paola Della Monica, che, per gli inquirenti, rafforzano la convinzione che l’omicidio sia stato premeditato. Aggravante, questa non riconosciuta dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare.

La frase una settimana prima del delitto: «A Sara gliela farò pagare»

Paduano avrebbe infatti assistito a un bacio tra la sua ex e il suo nuovo ragazzo e le avrebbe detto che «in qualche modo gliel’avrebbe fatta pagare». L’episodio è stato raccontato agli inquirenti da un’amica della studentessa uccisa e contenuto nell’ordinanza di custudia cautelare. «Non ho portato il cellulare con me per non avere la tentazione di controllare gli accessi di Sara». È quanto avrebbe detto Paduano agli inquirenti spiegando il motivo per cui quella notte ha lasciato sul posto di lavoro il telefono in carica. La versione non avrebbe convinto il gip. «Assume rilievo – si ritiene – la circostanza che Vincenzo Paduano abbia dapprima lasciato in un ufficio il suo telefono cellulare e ciò al fine evidente di non essere “tracciabile” e abbia poi lucidamente creato un’apparenza di normalità rientrando in ufficio, salutando il collega e poi rientrando a casa», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.

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