In difficoltà, ricorre alla legge salva-suicidi: ma dal tribunale tutto tace

27 Giu 2016 15:13 - di Martino Della Costa

La sua casa è stata messa all’asta, sua moglie lo ha abbandonato, il suo stipendio, al netto di debiti, prestiti e pignoramenti vari, non arriva ai 160 euro al mese. Un caso disperato, quello di Fulvio Marello, 59 anni, dipendente del Comune di Ozzano Monferrato, di cui – dal momento che l’uomo è ricorso alla legge salva-suicidi – avrebbe dovuto occuparsi il tribunale. E invece…

In difficoltà ricorre alla legge salva-suicidi ma…

Invece succede che, come ricostruito dallo stesso Marello, «siamo a giugno 2016 e dal Tribunale nulla è stato fatto. La conseguenza – spiega Marello, che con una lunga lettera si è rivolto al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al presidente del Tribunale di Vercelli Antonio Marozzo – è che, se anche domani si arrivasse alla convalida di tutta la documentazione presentata, ormai, dopo mesi, sarebbe obsoleta. Intanto l’asta per la casa ci sarà. Io ho capito da tempo che non mi sarà permesso di avvalermi di quanto previsto dalla legge 3/2012. Sono solo io nelle condizioni di chiedere l’applicazione di questa legge? Chi è in difficoltà avrebbe bisogno di attenzioni per evitare che dall’indigenza si cada nell’illegalità ma d’altra parte questa legge non viene applicata. Sono pienamente consapevole degli errori commessi, che sto pagando, ma come faccio ad avere ancora fiducia nella giustizia?».

La pratica è arenata in tribunale da un anno

Più che di errori commessi, poi, nel suo caso è forse più opportuno parlare di operazioni finanziarie sbagliate a causa delle quali l’uomo – al centro di una vicenda di mala-giustizia, vittima di una burocrazia che uccide – si è trovato in difficoltà economiche, a cui ha cercato di rimediare cercando prestiti ovunque, da banche, a finanziarie, a privati. Ma qualcuno ha approfittato della situazione lucrando alle sue spalle e di prestito in prestito, di finanziaria in finanziaria, i “buchi” sono diventati delle vere e proprie voragini. Così Fulvio Marello, 59 anni, dipendente del Comune di Ozzano Monferrato, pur avendo un discreto stipendio, si trova oggi sull’orlo del baratro: come detto, la sua casa è stata messa all’asta (la cui data è fissata per il 7 luglio), la moglie lo ha lasciato, il suo stipendio, tra pagamenti e soldi da restituire, si è ridotto a 157 euro nette al mese. Il suo avvocato, nel luglio 2015, ha richiesto al Tribunale di Vercelli che il suo assistito possa avvalersi della legge 3 del 2012 sul sovraindebitamento, il Tribunale ha nominato un perito che si è fatto dare la documentazione necessaria ma, come detto, da mesi la pratica si è arenata in Tribunale.

La legge salva-suicidi nel dettaglio

La Legge 3/2012, meglio nota come “legge salva-suicidi”, venne varata proprio allo scopo di aiutare chi, a causa di eventi eccezionali, non riesce più a onorare i propri debiti. Concede ai privati in situazione di effettiva difficoltà economica, che quindi non sono in grado di ripagare i propri debiti nei confronti sia di Equitalia che delle banche, la possibilità di rivolgersi al Tribunale. Quest’ultimo, una volta accettata la proposta del debitore, nominerà un esperto contabile che analizzerà i conti (debiti e averi) del cittadino e lo aiuterà a mettere in atto un piano di rientro creditizio. Nel caso di Fulvio Marello il perito e il Tribunale tarderebbero a decidere perché questo sarebbe uno dei primi casi di applicazione della normativa e non ci sarebbe, sembra, una giurisprudenza confortante. Del resto, che la legge 3 del 2012 sia lacunosa lo dimostrerebbe il fatto che in Parlamento si stanno già preparando alcune proposte di legge di modifica.

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