Daria Bignardi si riposiziona: Raitre? Non è più la rete del Pd
Che identità avrà Raitre, in una Rai che sembra ancora alla ricerca di una strada? Sempre di sinistra, com’è nel Dna della rete? Lo chiede il Corriere a Daria Bignardi, dopo la rivoluzione annunciata che porterà il giornalista Gianluca Semprini (cronista che avanzò tesi coraggiose sulla strage di Bologna) alla guida di Ballarò e Gad Lerner al timone della trasmissione “Islam Italia” (un titolo che riecheggia quello della sua vecchia trasmissione Milano Italia incentrata sull’ascesa della Lega al Nord).
Bignardi risponde evasiva: «Raitre sarà la rete della realtà: e come tutte le reti Rai, forse di più, sarà profondamente di servizio pubblico, quindi dell’inclusione e della sperimentazione. Il pubblico di Raitre è fedele, colto, esigente e, mi si passi il termine, “impegnato”. Ha sempre avuto molto e molto bisogna continuare a dargli con un’offerta viva». Quanto al Pd, Bignardi osserva che ormai non è più tempo di “divisioni manichee”, il racconto del Paese deve “fluire liberamente”. Decreta quindi la fine del talk show- fiume: Semprini “guiderà una formula di 90 minuti agile, innovativa, in discontinuità coi vecchi talk show interminabili”. Ma c’è l’accusa di voler “islamizzare” l’Italia attraverso il programma di Gad Lerner: un passo falso della direttrice Bignardi che dice invece di voler recuperare la vecchia Telekabul alla funzione di servizio pubblico? Si vedrà se Lerner riuscirà a barcamenarsi tra propaganda e racconto della realtà. Di certo, una visione edulcorata dell’Islam tutto proteso verso l’integrazione e l’accettazione dei valori occidentali costituirebbe un velo ideologico sul nuovo programma e gli toglierebbe ogni funzione d’avanguardia e di sperimentazione che ebbero invece altre trasmissioni come la Milano Italia del 1992, che assieme a “Il rosso e il nero” di Michele Santoro, ebbero una funzione fondamentale nel cosiddetto “sdoganamento” della destra postmissina.