Daria Bignardi si riposiziona: Raitre? Non è più la rete del Pd

26 Giu 2016 12:19 - di Adele Sirocchi

Che identità avrà Raitre, in una Rai che sembra ancora alla ricerca di una strada? Sempre di sinistra, com’è nel Dna della rete? Lo chiede il Corriere a Daria Bignardi, dopo la rivoluzione annunciata che porterà il giornalista Gianluca Semprini (cronista che avanzò tesi coraggiose sulla strage di Bologna) alla guida di Ballarò e Gad Lerner al timone della trasmissione “Islam Italia” (un titolo che riecheggia quello della sua vecchia trasmissione Milano Italia incentrata sull’ascesa della Lega al Nord).
Bignardi risponde evasiva: «Raitre sarà la rete della realtà: e come tutte le reti Rai, forse di più, sarà profondamente di servizio pubblico, quindi dell’inclusione e della sperimentazione. Il pubblico di Raitre è fedele, colto, esigente e, mi si passi il termine, “impegnato”. Ha sempre avuto molto e molto bisogna continuare a dargli con un’offerta viva». Quanto al Pd, Bignardi osserva che ormai non è più tempo di “divisioni manichee”, il racconto del Paese deve “fluire liberamente”. Decreta quindi la fine del talk show- fiume: Semprini “guiderà una formula di  90 minuti agile, innovativa, in discontinuità coi vecchi talk show interminabili”. Ma c’è l’accusa di voler “islamizzare” l’Italia attraverso il programma di Gad Lerner: un passo falso della direttrice Bignardi che dice invece di voler recuperare la vecchia Telekabul alla funzione di servizio pubblico? Si vedrà se Lerner riuscirà a barcamenarsi tra propaganda e racconto della realtà. Di certo, una visione edulcorata dell’Islam tutto proteso verso l’integrazione e l’accettazione dei valori occidentali costituirebbe un velo ideologico sul nuovo programma e gli toglierebbe ogni funzione d’avanguardia e di sperimentazione che ebbero invece altre trasmissioni come la Milano Italia del 1992, che assieme a “Il rosso e il nero” di Michele Santoro, ebbero una funzione fondamentale nel cosiddetto “sdoganamento” della destra postmissina.

 

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