Coldiretti, il cibo da strada italiano è a rischio: ora basta con kebab e sushi
Cercasi cibo da strada italiano. E’, infatti, ormai raro trovare nelle piazze e nei centri storici italiani, invasi da venditori di kebab, sushi, frutta esotica e caldarroste congelate quello che era il cibo da strada nostrano. Così, migliaia di agricoltori della Coldiretti si sono mobilitati a Roma “per difendere l’identità alimentare nazionale che dopo secoli rischia di sparire dai centri storici facendo perdere un patrimonio culturale e turistico oltre che economico e occupazionale”. Fuori il PalaTiziano hanno allestito banchetti e Apecar per distribuire cibo da strada autenticamente made in Italy: dal “Cuoppo” all’Agripanino di Chianina dall’Umbria, dalle olive ascolane doc delle Marche a pane e panelle e arancini siciliani, dagli arrosticini abruzzesi ai primi peperoni cruschi da snack lucani, al gelato contadino, è stato un trionfo di specialità locali. Non è mancata l’innovazione, dalla centrifuga che abbronza fino agli ‘agri-aperitivi afrodisiaci’. “Ormai per trovare il baccalà fritto da passeggio a Roma o il panino e milza a Palermo i turisti sono costretti a cercare su internet o nelle guide” afferma Coldiretti. Nel 2016 la ristorazione ambulante in Italia ha registrato una crescita record, con un aumento del 13% rispetto allo scorso anno, mentre sono 2.271 le imprese (erano 2.017 nel 2015) impegnate nella preparazione di cibo da strada presso banchi del mercato o con furgoni attrezzati. A dirlo è lo studio “cibo di strada tra rischi ed opportunità”, presentato da Coldiretti alla platea del PalaTiziano. Il cibo da strada, vera tradizione nazionale è peraltro il preferito dagli italiani (81%), mentre il 13% sceglie quello internazionale come gli hot dog e il 6% i cibi etnici come il kebab. Anche gli stranieri vanno matti per il cibo da strada made in Italy, il 62% fa ‘food shopping’ e a cercare il cibo tipico tricolore sono soprattutto i russi (87%).