Brexit, bufera su Cameron: mentì sul numero degli immigrati nel Regno

21 Giu 2016 15:22 - di Antonio Pannullo

David Cameron sapeva che la promessa elettorale fatta prima delle politiche del 2015 di contenere sotto i 100.000 il numero di immigrati annui nel Regno era un obiettivo impossibile nel quadro delle regole di libera circolazione delle persone, almeno dei cittadini comunitari, previste dall’Ue. L’accusa viene da Steve Hilton, suo ex stretto consigliere e già capo stratega di Downing Street, entrato in rotta di collisione con il premier conservatore per aver aderito alla piattaforma euroscettica di Leave in vista del referendum. Secondo Hilton, i collaboratori che si occupavano del dossier dissero esplicitamente e direttamente a Cameron che l’impegno non avrebbe potuto essere mantenuto. Ma esso fu messo comunque nel manifesto elettorale dei Tory. Il tema è particolarmente delicato poiché i ribelli conservatori anti-Ue cavalcano proprio questa “promessa” contro Cameron, sostenendo che solo un divorzio da Bruxelles permetterebbe di riparare all’inganno. La replica di Downing Street è secca: «Non ci riconosciamo nella storia» raccontata da Hilton, ha detto un portavoce, notando come l’ex consigliere l’abbia tirata fuori a distanza di mesi e al culmine della campagna referendaria. Intanto il clima si avvelena: il leader euroscettico britannico dell’Ukip, Nigel Farage, ha denunciato nelle ultime ore come «spregevole» il tentativo attribuito al premier di usare la memoria di Jo Cox, la deputata laburista uccisa la settimana scorsa da un estremista squilibrato, nella campagna per il referendum sull’Ue di giovedì 23. Farage, citato da Skynews a margine di una seduta commemorativa della Camera dei Comuni a Westminster in onore della Cox, ha accusato i sostenitori del sì all’Ue (Remain) di essere spaventati da un’eventuale vittoria di Leave fino al punto d’essere disposti – per evitare questo epilogo – ad addossare l’uccisione della deputata da parte di un criminale su milioni di elettori favorevoli al divorzio da Bruxelles.

Cameron attaccato amche da Farage sul caso Cox

Un nuovo sondaggio dà i pro Ue in vantaggio sugli euroscettici nella campagna referendaria della Brexit. In base a una rilevazione del Daily Telegraph, che ha fatto il suo endorsement in favore dell’uscita dall’Ue, i Remain distaccano di 7 punti i Leave, 53% contro 46%. Ma nella media dei sondaggi c’è una situazione di parità fra i due schieramenti, confermata anche da una analisi del guru elettorale Lynton Crosby. Secondo lo stratega politico australiano Crosby, infatti, l’ascesa dei Remain potrebbe essere frutto di una fase passeggera di emotività, seguita all’uccisione della deputata laburista Jo Cox, con un assestamento finale destinato a riportare la sfida sul binario di un testa e testa da decidere sul filo di lana. Sfida referendaria senza sorprese anche fra i due giornali-bandiera britannici: a due giorni dal voto sulla Brexit il conservatore Daily Telegraph dà il suo endorsement al fronte del no all’Ue (Leave); mentre il progressista Guardian si schiera con il fronte del sì (Remain). «Votare per restare», titola in grande il Guardian. Poi, rivolgendosi al lettore, scrive: «L’Ue incarna il meglio di noi come persone libere in un’Europa pacifica. Questa settimana vota. Vota per un Paese unito che allarga le braccia al mondo. Vota contro una nazione divisa che si ripiega su se stessa». DIverso l’altro titolo: «Se il referendum di giovedì è una scelta fra paura e speranza, allora noi scegliamo la speranza», ribatte infatti in forma altrettanto vistosa sulla parte alta della prima pagina il Telegraph, che aggiunge: «Un mondo di opportunità attende un Regno Unito pienamente libero. Sostenendo un voto per lasciare l’Ue noi non vogliamo tornare a una qualche era aurea della Gran Bretagna perduta nelle nebbie del tempo, ma guardare avanti a un nuovo inizio per il nostro Paese».

 

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