Unioni civili: una legge che discrimina gli etero, il referendum ci vuole

13 Mag 2016 10:12 - di Redazione

“Invece di festeggiare Renzi dovrebbe riflettere sull’unica cosa autenticamente rivoluzionaria che contiene la Cirinnà, ossia la possibilità che un bimbo abbia tre madri: una genetica, una ‘naturale’, per così dire, che lo tiene in grembo, e una sociale che lo adotta”. Lo dice al Mattino il senatore Gaetano Quagliariello, presidente del movimento ‘Idea’, sostenitore di un referendum abrogativo sulle unioni civili. Il referendum, spiega, “riguarda soltanto la prima parte, nello specifico quella che crea una discriminazione tra ipotesi di convivenza tra coppie eterosessuali e quelle omosessuali”. Una discriminazione che riguarda la reversibilità della pensione e i diritti successori cui può subentrare il partner di una coppia gay ma non quello di una coppia eterosessuale. Sulla mancanza di reversibilità alle coppie eterosessuali di fatto Quagliariello sottolinea il “paradosso”, le cui ragioni, dice, “sono da ricercarsi in un cammino a tappe forzate che ha bellamente ignorato il Parlamento a colpi di fiducia. Non è stata concessa la possibilità di emendamenti. Il voto e basta, manu militari: ed ecco le conseguenze”. “Non siamo contrari a che vengano assegnati diritti alle persone e che le loro affettività siano riconosciute e tutelate. Il punto è che questa legge tende a creare un simil-matrimonio che manomette d’imperio la categoria della genitorialità. Un bambino ha diritto ad avere un padre e una madre e a sapere da quali origini proviene. La Cirinnà dà invece legittimazione alle sentenze sulla stepchild: un espediente che consente alla coppia omoaffettiva di ricorrere all’utero in affitto, attendere il buon esito della gravidanza prezzolata, e prendere possesso del bimbo fabbricato ad arte una volta ricevuto il nulla osta del tribunale”. “Al di là della forma, che può condensarsi in un nome come quello dato all’unione civile o in un altro, per i giudici conta la sostanza: si tratta sempre di matrimonio, da cui deriva un diritto alla genitorialità che legittima anche l’utero in affitto”.

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