Unioni civili, il vescovo del “Family Day” scomunica Renzi: «Non esulti»
L’esultanza del premier Renzi per l’approvazione delle unioni civili è “indebita”: opportuno sarebbe piuttosto esultare per l’apertura di un’azienda, per la creazione di posti di lavoro. Ma non per questo i vescovi italiani reagiranno con manovre vendicative come mobilitare i fedeli contro il referendum istituzionale di ottobre, cruciale per il governo. Lo afferma monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Bojano-Campobasso, che fu tra i pochissimi presuli a prendere parte al Family Day di febbraio al Circo Massimo. Mons. Bregantini ammette che per i vescovi è il momento dell’autocritica. «Avremmo dovuto fare molto di più prima – spiega -, il rammarico è per il Family Day, quella era l’occasione d’oro in cui l’opinione pubblica era già stata mobilitata. Bisognava dare un appoggio esplicito a quella manifestazione, con una benedizione, una presenza, oppure l’invio di un delegato per la Famiglia». Invece, prosegue, “l’appoggio che comunque c’era è rimasto sospeso, questa incertezza ha frenato la forza dell’iniziativa”.
L’autocritica della Cei sulle unioni civili
Alla domanda sul perché i vescovi italiani abbiano però perso la sfida delle unioni civili, Bregantini replica: «Non è persa, è il cammino delle cose che ha reso il mondo sempre più secolarizzato, la sfida è aperta, non è stata una perdita. Pensiamo che anche nel recente documento del Papa Amoris Laetitia è stata ripresa la condanna del’equiparazione tra il matrimonio e altre forme di unione. Questo significa che è stata ribadita questa linea non solo sul piano dell’impostazione teorica, si deve lottare ora nella trasmissione del pensiero della Chiesa sulla famiglia». Su come cambierà ora la società italiana e se la Chiesa vede rischi con l’introduzione delle unioni civili, Bregantini osserva: «Posso riferire la battuta di un uomo che ha perduto il lavoro da tempo e che mi ha detto: “Questo governo invece di pensare a noi povera gente senza lavoro che cosa è andato a fare?”. L’esultanza del premier Renzi è stata indebita. L’ esultanza è opportuna quando si apre un’azienda, nel lavoro, nel dare vigore alle cose grandi, non per la vicenda di una minoranza». «In un momento come questo – prosegue – non si trattava di una battaglia principale, non è una vittoria, è un’accoglienza di una situazione particolare che noi rispettiamo».
La reazione annunciata dai vescovi
La Cei reagirà mobilitandosi per il no al referendum di ottobre? «Massimo Gandolfini ha lanciato questo messaggio ma lo ha lanciato un po’ “perché suocera intenda”, per il fatto che avremmo dovuto fare una battaglia più compatta, vescovi e laici. Ma il cardinale Bagnasco non scenderà su questo livello. Noi andremo avanti su iniziative educative, sul dare valore ai grandi valori come il lavoro, prendendo atto, certo, che il mondo sta cambiando. Non è che noi adesso dobbiamo piangere ma capire che questa scelta, è una scelta da binario morto. Si fanno sempre meno bambini, le nostre realtà sono sempre più fragili, vediamo il respiro corto di una mancanza di speranza, di coraggio, che poi portano ai figli e al lavoro». «Massimo rispetto dei diritti individuali – conclude Bregantini – nella piena custodia dei valori universali, noi vogliamo uscire dalle secche di un binario morto. Per questo vorremmo dal governo una una spaziatura ampia, che parta dall’emergenza del Sud, da cose come la mancanza di un sindaco in Calabria. Di questi drammi ci si dovrebbe occupare».