Nonostante i sondaggi, votare i Cinquestelle è praticamente inutile

19 Mag 2016 15:17 - di Giacomo Fabi

L’interrogativo da parecchio ronza nell’aria, sebbene il frastuono assordante dei sondaggi favorevoli impedisca di coglierne il sottofondo. Tuttavia, c’è e fra un po’ – ad elezioni consumate – bisognerà anche trovargli una risposta convincente: a che cosa serve votare i Cinquestelle? Messa così sembra blasfemia. Il movimento grillino si sta ormai radicando nelle coscienze, il blog di Beppe Grillo è ormai una sorta di gazzetta ufficiale del web, mentre i suoi sottocapi sono entrati prepotentemente nell’immaginario collettivo fino ad irrompere con Luigi Di Maio nella hit parade riservata ai possibili premier. Ciò nonostante, tuttavia, il M5S continua ad essere percepito come un’organizzazione immatura, provvisoria, incapace di reggere la prova dei fatti. Certo, se solo pochi mesi fa un suo rappresentante denunciava l’esistenza di un «complotto per farci vincere a Roma», è poi praticamente impossibile resistere alla tentazione di considerarli inidonei alla leva della politica e inabili all’esercizio del governo. D’altra parte, spacciare per programma politico imprecisate “carte dell’onestà” o ridurre ogni argomento a questione contabile in nome del primato assoluto dello scontrino, di sicuro riempie la piazza dei “Vaffa day” e la pancia di tanti “indignati”, di professione e no, ma, dall’altro, lascia nei più – soprattutto in quelli non pregiudizialmente contrari – un retrogusto di inconsistenza politica. Lo conferma lo psicodramma andato in onda sui sindaci indagati. Alzi la mano chi ci ha capito qualcosa e sia in grado di spiegare la posizione del movimento rispetto ai vari Pizzarotti, Nogarin, Capuozzo, Fucci. Un vero pasticciaccio, un inestricabile e per nulla eccitante kamasutra moralistico. Dilettanti, più che barbari. Che neppure per un minuto hanno pensato a quegli elettori in carne ossa che a Parma come a Livorno, a Quarto come a Pomezia, hanno accordato fiducia ai candidati a Cinquestelle e ora sono costretti a vederli spappolati tra gli assurdi ingranaggi messi a punto dalla Casaleggio Associati a presidio della “diversità” grillina. Una diversità che prima si è incrinata sotto la gragnuola di avvisi di garanzia e che ora si sgretola sotto l’insostenibile doppiopesismo del Direttorio. È la politica che si vendica di chi pretende di farla violandone le leggi, con il risultato di non essere buoni né per l’opposizione né per il governo. E, allora, a che serve votarli?

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