Napolitano si lancia nella rissa tra partigiani e Pd: duro attacco all’Anpi
Guai a chi osa attaccare Renzi, anche se parla a nome dell’Anpi. Giorgio Napolitano si lancia nella rissa tra partigiani e Pd innescata dalla ministra Boschi. Per l’ex capo dello Stato, la discussione sul referendum costituzionale sta prendendo una brutta piega. Ecco allora che Napolitano corre in aiuto di Renzi e della sua sempre più pericolante riforma «Ci vuole libertà per tutti, ma nessuno però può dire: io difendo la Costituzione no e gli altri non lo fanno». Dire questo «offende anche me. Mi reca un’offesa profonda». Così il presidente emerito della Repubblica rispondendo ai giornalisti in merito alla querelle di questi giorni. Vale la pena ricordare che il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, si è nei giorni scorsi pronunciato per il No al referendum affermando appunto che il suo No è motivato dalla necessità di difendere la Costituzione. Certo, la polemica non sarebbe stata così violenta se Maria Elena Boschi non avesse avuto la pretesa di parlare a nome dei “partigiani veri”, incauta affermazione che ha mandato in bestia mezzo Pd, con Bersani in testa. Certo è anche che Napolitano è indispettito dal fatto che la “sua” riforma è considerata un attacco ai princìpi costituzionali proprio dall’associazione che costudisce in modo privilegiato la memoria della resistenza. Un vero affronto
Renzi: «È stato Napolitano a chiedermi di fare le riforme»
Ma, tan’è: è lo stesso Renzi a rivelare perché l’ex presidente tiene tanto alla riforma. È stato lo stesso Napolitano ad affidargli l’incarico di formare il governo con l’obiettivo, tra glia otri, proprio di precedere al cambiamento istituzionale. Così il premier ha detto a Radio 105: «Io premier non eletto? Nessun presidente del consiglio viene eletto direttamente» e «il punto vero è che io sono stato chiamato a guidare il governo su richiesta del presidente Napolitano e di un voto parlamentare: tutto perfetto da un punto di vista costituzionale. Napolitano mi ha detto ‘devi fare la riforma del lavoro, della legge elettorale, quella costituzionale. Noi lo stiamo facendo».