Ma Cirinnà non voleva dire addio alla politica? Purtroppo ci ha ripensato…
Ma Monica Cirinnà non doveva lasciare la politica? L’annuncio arrivò a metà febbraio. La senatrice dem, madre surrogata della legge sulle unioni civili, disse che aveva sbagliato a fidarsi dei grillini, disse che non avrebbe accettato compromessi sulle adozioni (stralciate dal testo), disse che avrebbe concluso così la sua carriera. E invece? Invece ad andarsene è stata la deputata Michela Marzano e senza creare eccessivi rimpianti, né dentro né fuori dal Pd: “Lo so – ha scritto – che sulla unioni civili non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l’Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a ‘famiglia’ e ‘familiare’, parlando delle unioni civili come una semplice ‘specifica formazione sociale’, e aver stralciato la ‘stepchild adoption’ rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente”.
E Monica Cirinnà? Non sembra affatto intenzionata a dare seguito alle sue promesse di addio alla politica contendendosi con Maria Elena Boschi gli applausi del popolo Lgbt e soprattutto i baci dell’ex deputata Paola Concia paladina delle battaglie per i diritti degli omosessuali. E, ancora, Cirinnà partecipa con fervore alla campagna di Roberto Giachetti per il Campidoglio lanciando strali su chi invoca la disobbedienza civile dei sindaci rispetto alla legge sulle unioni gay. Insomma, Monica Cirinnà dalle lamentele è passata all’entusiasmo. Dal vittimismo al protagonismo. Nel giro di tre mesi. Un vero esempio di coerenza.