Dolce & Gabbana, ricorso alla Ue contro l’aggio Equitalia: «È un aiuto di Stato»
Il ricorso lo hanno fatto Dolce & Gabbana. Ma se andasse in porto ne potrebbero beneficiare tutti i cittadini. E sarebbe una catastrofe per Equitalia, l’agenzia che spreme i cittadini con un aggio sproporzionato e, per i due stilisti, «eccessivamente gravoso», di «natura sanzionatoria per il contribuente in quanto è in percentuale fissa a prescindere dall’ammontare della cartella e, oltretutto, che si configura come un vero e proprio aiuto dello Stato a Equitalia e, come tale, vietato dalla Ue.
Tutto nasce da una contestazione da circa 4 milioni di euro che porta, per l’ennesima volta, davanti ai giudici tributari, Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Alla prima udienza del procedimento tributario avanti alla Commissione provinciale tributaria di Milano, i due stilisti hanno contestato l’aggio di Equitalia su una cartella esattoriale finita a ruolo del valore totale di 85 milioni di euro. Cartella sulla quale la società pubblica di riscossione ha caricato, secondo la legge, la propria commissione del 4,65 per cento – che sale al 9 per cento se il contribuente non paga entro 60 giorni – pari a circa 4 milioni di euro, somma che i due stilisti non intendono pagare.
I legali di Dolce & Gabbana, oltre a difendersi nel merito, stamane hanno anche sollevato un’eccezione di costituzionalità dell’aggio: hanno evidenziato come sia eccessivamente gravoso e abbia quindi una natura sanzionatoria per il contribuente in quanto è in percentuale fissa a prescindere dall’ammontare della cartella e pari, nel caso specifico, a un importo milionario.
Ma gli avvocati si sono spinti anche più in là e con grande sagacia hanno chiesto di inviare anche gli atti alla Corte di giustizia dell’Unione europea sostenendo che l’aggio sarebbe un aiuto di Stato a Equitalia contrario ai Trattati della Ue. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 19 dicembre.