Dalla sinistra più multe per tutti. A Milano va il record delle vessazioni

23 Mag 2016 15:35 - di Maurizio Gussoni

Se c’è una figura detestata dagli automobilisti, quindi dai cittadini in genere, è quella degli ausiliari del traffico. Cioè quella figura che non si occupa di fluidificare gli ingorghi, di accompagnare i bambini fuori dalla scuola, ma esclusivamente di stendere gli antipaticissimi verbali di divieto di sosta.  Nata da una ventina d’anni, questa figura che molti ormai considerano assimilabile a quella del gabelliere medioevale, sotto il profilo giuridico nel tempo è rimasta immutata. Seguendo la classica moda italica secondo la quale ciò che non funziona… si conserva tale e quale.

Gli ausiliari e le logiche dei Comuni

I comuni hanno utilizzato gli ausiliari partendo dall’assunto che i componenti della polizia municipale non erano sufficienti a garantire il costante controllo del territorio. E questo perché, nei decenni, la simpatica figura del vigile urbano è scaduta agli occhi di molti. Passando da tutore degli eventi cittadini ad inviso soggetto deputato, quasi esclusivamente, al rilievo degli incidenti ed al sanzionamento ottuso e spesso privo di logica. Ma ha fatto cattivo gioco anche la produttività dei corpi di polizia municipale che ha visto l’indice in calo come un termometro in Groenlandia. Quindi gli antenati sono quello che sono, per questo i nipotini non potevano che essere peggio. E il Comune di Milano, capostipite nell’utilizzo degli ausiliari, è riuscito centrare anche altri record: quello della loro pessima gestione e di ridurli ad ottusi esecutori materiali della necessità comunale di rimpinguare le casse.
Le due leggi che regolano la materia (la 127/97 e la 488/99) quando sono state emanate, almeno per un punto, erano chiarissime. Infatti conferivano a questi nuovi agenti, nominati dal sindaco, la possibilità di ottenere tutti i poteri inerenti le violazioni che riguardano il mondo del divieto di sosta. Questa possibilità era certa per i dipendenti comunali, più incerta per i dipendenti delle aziende che gestivano i parcheggi, come appunto l’Azienda Trasporti Milanesi, ai quali veniva conferito solo il potere di accertare le violazioni nell’ambito dei parcheggi da loro gestiti. Quindi ai sindaci una certa flessibilità era data, bastava solo avere un po’ di lungimiranza con un companatico di fantasia.

A Milano tutto è rimasto immobile

Ma a Milano tutto è rimasto immobile, la visione dell’ausiliario gabelliere è rimasta immobile come un macigno. A Milano cinque anni fa, ha vinto le elezioni la giunta “arancione”, quella del volitivo Pisapia. Una giunta che, almeno sulla carta e nei programmi elettorali, poneva il problema del traffico tra le priorità e che, per questo, nominava assessore alla viabilità un giovane di belle speranze, Pierfrancesco Maran, colui il quale, almeno a ciacchere, doveva essere il messia del terzo millennio per la viabilità. In pratica il solution man di imbottigliamenti, code e semafori non sincronizzati. Difatti l’assessore-ragazzino si è dato subito da fare, partendo in quarta con grandi scelte che hanno lasciato lo sgomento nei cittadini. Tanto per cominciare il ticket di ingresso in centro, il cosiddetto Ecopass, è stato portato a livelli economici indifferenti soli possessori di Ferrari. Poi, giusto perché è di sinistra, quindi votato a dare una mano al “popolino”, il nostro, complice la giunta, ha bloccato la circolazione in Piazza Castello, rendendo invivibili le vie adiacenti e ha piazzato rilevatori di velocità in ogni dove. Come sul cavalcavia di piazza Kennedy, falcidiando così migliaia di automobilisti i quali, come era logico, hanno ingolfato di ricorsi l’amministrazione comunale. Per non parlare del tormentone delle decine di migliaia di contravvenzioni notificate fuori termine, ma ritenute valide dalla genialità comunale sfruttando un ragionamento giuridico talmente sgangherato da provocare la stessa ilarità della prefettura. Risultato: decine di migliaia di verbali annullati e somme stratosferiche spese per accertamenti ed invio di inutili raccomandate.
Ma torniamo ai nostri amici ausiliari del traffico. La giunta arancione di cui sopra, forte delle grandi idee che l’hanno accompagnata fino dall’inizio, ha incrementato il loro lavoro. Ma si tratta solo di dipendenti dell’Atm, quindi con poteri limitati. La morale? Perseguire un unico e solo (inconfessabile) scopo: la redazione dei verbali di divieti di sosta in massa, e solo per ripianare le casse del vorace Comune di Milano!

Gli ausiliari, le multe e gli incubi degli automobilisti

E così dagli al povero automobilista che non ha posizionato per bene la vettura lungo il marciapiede, che ha il ticket del parcheggio scaduto da qualche minuto o che ha parcheggiato nelle strisce gialle al posto di quelle blu. Tutte violazioni, queste, che seppur contrarie al codice della strada certamente non collaborano neanche un po’ a danneggiare la tanto sperata e decantata fluidità del traffico. Ma, essendo figure giuridicamente limitate, questi signori dell’Atm non si possono occupare delle violazioni più gravi, quelle che davvero danno fastidio, come l’occupazione del passaggio pedonale o di carico/scarico, i passi carrai ostruiti e, specialmente, la sosta parassita in seconda fila. Tutte violazioni che mettono in discussione la corretta circolazione di una città. Basta vedere quel che succede nelle vie dello shopping. Automobilisti con vetture di dimensioni simili a quelle di una motonave, ma con tanto di quattro frecce lampeggianti, bloccano le corsie per correre verso i negozi e le boutiques che affollano le tante vie milanesi dello shopping. Per non parlare dei furgoni che devono occuparsi delle consegne. Gli autisti si giustificano affermando che, per il loro lavoro, la città è matrigna e non prevede spazi di fermata idonei. Ma da qui all’abuso la strada è breve. Dopo la consegna, a volte, fanno la sosta al bar, poi sistemano la bolla di consegna, poi fanno qualche telefonata. Alla fine, ed è facile rilevarlo, un furgone rimane in seconda fila anche per 30/40 minuti. E così il corso Buenos Aires della situazione si riduce ad un viottolo di campagna.
Insomma, una totale mancanza di fantasia da parte di una giunta che aveva fatto dell’innovazione pro-cittadini il proprio nume tutelare, ma che in questi cinque anni non ha fatto altro che aumentare la sciatteria lavorativa degli ausiliari del traffico.
Ma forse un po’ sono giustificati; così come è, il loro lavoro è ottuso, privo di senso e quasi sempre scelto per disperazione. Infatti le risposte alle chiamate alle armi per occupare questi posti sono state – quasi sempre – affollate di disoccupati o di persone con tragici bisogni familiari. Tanto è vero che, un paio d’anni fa, il bando dell’Atm che prevedeva l’assunzione di 35 ausiliari della sosta è finito con la bellezza di 4.600 domande di poveracci disponibili a indossare la casacca e circolare per le vie di Milano alla caccia dei cattivoni della sosta. Con tanto di stupore, un po’ da Vispa Teresa, del sinistrorso presidente dell’Atm.
Ma, visto che i risultati della mancanza di fantasia da parte di chi doveva essere il padrone della fantasia si vedono, abbiamo svolto una piccola inchiesta per le vie di Milano, tenendo sotto controllo alcuni ausiliari della sosta e rendendoci conto che, salvo per poche vie elette, il resto della città non è minimamente controllato e tutelato. Escono dal comando, si recano in qualche via del centro, svogliatamente compilano verbali a pioggia, colpendo senza alcuna logica costruttiva gli sfortunati che capitano a tiro. Poi chiacchierano fra di loro, giocano con lo smartphone, vanno al bar e tentano di far passare “a nuttata”, alla Eduardo maniera.
Le foto di questo servizio testimoniano tutto questo. Ma abbiamo fatto di più: abbiamo interpellato l’ufficio stampa dell’assessore responsabile del corpo dei vigili, chiedendo i dati sui verbali elevati dagli ausiliari. Ed il risultato è stato in linea con l’argomento, infatti due mail di sollecito, una telefonata e tanta attesa hanno prodotto solo il chiassoso silenzio dell’Amministrazione. I casi sono due, o sono inefficienti o hanno molto da nascondere. O, come crediamo, tutte e due le cose!
Quindi, sull’operato del Comune di Milano in questa materia il giudizio è ancora una volta completamente negativo. Proclami, principi inossidabili da sostenere, considerazione massima delle esigenze dei cittadini sono finite in soffitta. Tutte ciacchere e distintivi di una giunta che, almeno in materia di traffico, ha fatto acqua da tutte le parti. Ma che, visto da gabellieri di professione, ha di positivo l’aumento gli incassi per le soste. Con buona pace dei cittadini milanesi…

 

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