La Boschi scappa da Twitter: «Troppi fotomontaggi su di me. Ora basta»
Chissà se la sua decisione farà da apripista per le altre donne, ministre nel governo Renzi. A prima vista, dovrebbe perché – nel presepio del Rottamatore – Maria Elena Boschi è il “pezzo” dii maggior pregio politico. È a lei che il premier affida i dossier più scottanti, dalle eponime riforme costituzionali alla tenuta dei rapporti con gli alleati, alla recente delega delle Pari Opportunità contestualmente all’approvazione definitiva della legge che introduce le nozze gay nel nostro ordinamento. Un modo, forse, per offuscare il ruolo di Monica Cirinnà, che della legge è stata la paladina e ispiratrice.
La Boschi lo ha rivelato al tedesco “die Zeit”
Comunque sia, è innegabile nel fiorentino “giglio magico” che il premier ha chiamato a sé, la Boschi sia – a detta di tutti – il petalo più prezioso. Facile, dunque, che la sua scelta di eliminare Twitter «per non vedere fotomontaggi sgradevoli su di lei» possa far scuola e indurre all’emulazione le Madia, le Giannini, le Pinotti. È stata la stessa ministra delle Riforme costituzionali a comunicarlo attraverso un’intervista alla tedesca die Zeit, cui ha rivelato anche di leggere meno i giornali «per non intercettare appellativi su di lei». Il perché di tale decisione è tutto nella sempiterno pregiudizio maschilista verso le (belle) donne in politica. Un pregiudizio che la Boschi definisce «demoralizzante» per tutte le italiane. «Sul web – ha spiegato con amarezza la ministra – circolano foto di me che sono chiaramente dei fotomontaggi. La cosa certo non mi fa piacere. Ma non mi lascio scoraggiare». Da qui la drastica decisione, presentata come un rimedio salutare: «Leggo un po’ meno il giornale e non uso più Twitter, così vivo meglio».
«Sul web impazza il pregiudizio contro le donne»
Ma una vera ministra non può limitarsi a lamentarsi. La regola del politico ottimista impone di passare subito al fervorino “politicamente corretto”. E la Boschi non fa certo eccezione, anzi. «Quando si mette in testa alle donne che devono essere perfettamente vestite e devono avere un aspetto perfetto, per avere un futuro, questo è dannoso», ha spiegato a die Zeit il ministro, per poi concludere: «Se il messaggio è: anche se lavorate, studiate, vi impegnate, alla fine decisivo è solo l’aspetto, queste donne vengono demoralizzate».