Regeni, l’Egitto non vuole collaborare: «Non vi daremo i tabulati telefonici»

9 Apr 2016 19:15 - di Giovanni Trotta

La Procura di Roma la prossima settimana inoltrerà una nuova rogatoria internazionale nella quale saranno riformulate alle autorità egiziane le richieste di acquisizione dei tabulati telefonici di una decina di persone e dei video delle zone frequentate da Giulio Regeni. È quanto si apprende da ambienti della Procura di Roma che, malgrado il fallimento del summit di venerdì, non lascerà nulla di intentato per far luce sull’omicidio del giovane. Inoltre nella rogatoria verranno formulate, anche tramite l’Interpol, per quanto concerne gli investigatori, le richieste sugli sviluppi delle indagini successive al 14 marzo scorso, giorno del vertice al Cairo tra il Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, il sostituto Sergio Colaiocco e i magistrati egiziani. Tra le richieste anche le modalità attraverso le quali gli effetti personali di Regeni (passaporto, carta di credito e tesserini universitari) siano finiti nella disponibilità di una presunta banda criminale. Per gli inquirenti italiani la pista legata ad un presunto ruolo di una banda criminale nella morte di Regeni continua a essere considerata inattendibile. Ma l’Egitto non consegnerà i tabulati telefonici sul caso della morte di Giulio Regeni perché «sarebbe contro la Costituzione e le leggi vigenti egiziane»: lo ha detto il procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman in una conferenza stampa al Cairo in cui ha illustrato i risultati della missione a Roma dei giorni scorsi. «Il 98 per cento delle richieste italiane sono state soddisfatte, ad eccezione di quelle sulle chiamate telefoniche che sono contro la costituzione e la legge egiziane», ha aggiunto Soliman.

La Procura di Roma inoltrerà all’Egitto un’altra rogatoria

Intanti si apprende che «una fonte diplomatica egiziana» citata dal sito del quotidiano Youm 7 segnala che «contatti al più alto livello sono in corso attualmente tra Egitto ed Italia per tentare di superare la crisi» sul caso. La fonte, parlando dichiaratamente prima della notifica del richiamo a Roma dell’ambasciatore d’Italia al Cairo trasmessa già la scorsa notte e ricevuta stamattina, ha «previsto una chiamata del ministro degli Affari esteri egiziano Sameh Shoukry al suo omologo italiano per consultazioni a questo riguardo». La fonte inoltre «ha escluso la possibilità che il Cairo richiami il suo ambasciatore a Roma o proceda a una escalation in questa direzione, aggiungendo che le consultazioni sono il mezzo per superare questa crisi», scrive ancora il sito. Chi parla del caso senza mezzi termini è invece il componente del Copasir Ciccio Ferrara, di Sinistra Italiana, secondo cui «siamo di fronte ad un omicidio di Stato. Ormai è chiaro che il governo egiziano è il responsabile dell’omicidio di Giulio Regeni e l’atteggiamento non collaborativo tenuto dalle autorità egiziane a Roma, la volontà di depistare le indagini e le numerose false ricostruzioni fornite sulla morte del giovane ricercatore ne sono la dimostrazione. L’Egitto è un Paese inaffidabile – prosegue l’esponente della sinistra – che calpesta i diritti umani e dovrà rispondere non solo dell’omicidio di Giulio Regeni ma di tutti gli scomparsi, i torturati e uccisi sotto la dittatura di al Sisi. Il Ministro degli Esteri ha fatto bene a richiamare l’ambasciatore italiano in Egitto per consultazioni, e a sottolineare che è solo l’inizio. A questo punto occorre chiedere l’intervento dell’Onu perché ciò che accade in Egitto non può restare impunito».

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