Regeni, anche la Gran Bretagna chiede trasparenza all’Egitto
Anche la Gran Bretagna scende in campo: e in quella che sembra un’interminabile ricerca della verità sul brutale assassinio di Giulio Regeni compie il primo passo formale anche il Foreign Office britannico. Non solo: persino una parte dell’Egitto, assediato su più fronti internazionali e interni da un’incessante richiesta di trasparenza e spirito di collaborazione fattivo, prova a dare voce a chi è in cerca di risposte sul brutale omicidio del giovane ricercatore. E allora, non è un caso che proprio in queste ore cada l’invito a un operoso confronto rivolto alle istituzioni del Cairo anche da parte del tycoon egiziano Naguib Sawiris, affidato in un’intervista rilasciata alla Stampa che ha raccolto la sua esortazione affinché possa essere raggiunta a breve una via d’uscita dalla crisi che ha inevitabilmente coinvolto Italia e Egitto.
Regeni, l’appello alla verità della Gran Bretagna
L’appello alla verità sulla morte di Giulio arriva ora formalmente anche dalla Gran Bretagna, dove si registra proprio in queste ore il primo passo formale anche del Foreign Office inglese nei confronti dell’Egitto sul caso del giovane italiano, ricercatore a Cambridge, massacrato al Cairo. Lo riporta il Times, precisando che il ministero degli Esteri di Londra – spinto a intervenire da una petizione promossa in Gran Bretagna in ambienti accademici e firmata finora da 10.000 persone – ha sollecitato alla controparte egiziana un’investigazione «completa e trasparente». «Abbiamo sollevato il caso con le autorità egiziane sia a Londra sia al Cairo, sottolineando la necessità di un’indagine completa e trasparente», ha confermato un portavoce del Foreign Office. «Rimaniamo in contatto con le autorità italiane e con quelle dell’Egitto, mentre i nostri pensieri vanno al signor Regeni e alla sua famiglia in questo tempo difficile», ha concluso.
Regeni: Sawiris, anche noi egiziani vogliamo la verità
E al coro accademico in favore della verità sul caso Regeni fa da controcanto l’esortazione a una piena e trasperente diponibilità invocata in queste ore da Naguib Sawiris che dalle colonne de La Stampa ha sostenuto senza diploamtiche perfirasi che «la richiesta dell’Italia della verità sul caso Regeni è giusta al cento per cento. Le dichiarazioni, le ricostruzioni, non è che non mi convincano, ma di fatto non hanno portato a nulla, e anche noi come popolo egiziano vogliamo sapere la verità, condividiamo con il popolo italiano la richiesta della verità, e allo stesso tempo condividiamo lo stesso dolore e dispiacere per ciò che è accaduto a Regeni. Siamo vicino alla famiglia e al suo dolore – ha concluso il tycoon egiziano – e non possiamo accettare ciò che è accaduto a Giulio». Non solo: tra verità investigativa e pacificazione diplomatica, Sawiris – che lunedì ha guidato una delegazione a Montecitorio – ha tenuto a precisare come «anche noi come popolo egiziano e come partito liberale democratico e per i diritti umani, condividiamo la stessa volontà di sapere la verità».
Quale soluzione alla crisi tra Italia e Egitto?
«Abbiamo poi chiesto di trasmettere le nostre condoglianze alla famiglia Regeni, ma abbiamo chiesto di pensare insieme anche a cosa fare dopo il caso Regeni, perché le relazioni tra Italia e Egitto sono strategiche e di vitale importanza». Per questo – ha concluso il suo intervento Sawiris – «abbiamo aperto una riflessione su come agire in caso le autorità egiziane e italiane non arrivassero alla verità di ciò che è successo – prosegue –. Non a caso auspichiamo che continui la collaborazione politica e civile per arrivare a trovare insieme soluzioni e una via d’uscita a questa crisi». Già il dopo: dopo l’affermazione della verità. Dopo la frattura diplomatica tra Italia e Egitto. Dopo che tutto sarà chiarito. Dopo: una dimensione ancora a dir poco inafferrabile…