Disneyland Parigi costretta alla marcia indietro: basta sconti solo per i francesi

18 Apr 2016 16:56 - di Giorgio Sigona

Basta sconti o prezzi stracciati solo per i francesi o solo su alcune versioni linguistiche del sito, ora le migliori offerte per Disneyland Parigi sono accessibili a tutti. Sono le misure anti-discriminatorie che il parco di divertimenti ha dovuto prendere dopo l’apertura di un’inchiesta la scorsa estate da parte della Commissione Ue. Questa ha deciso ora di chiuderla, alla luce dei provvedimenti adottati che hanno rimesso in linea le politiche commerciali di Marne-la-Vallée con le regole Ue della direttiva servizi. Tra fine maggio e inizio giugno arriveranno in ogni caso nuove misure per eliminare le discriminazioni sugli acquisti tra i cittadini europei in base al luogo di residenza.

Disneyland cambia dopo le denunce

Numerosi consumatori avevano denunciato a Bruxelles la presenza di offerte commerciali estremamente diversificate a seconda della versione Paese per Paese del sito di Disneyland Parigi, però non acquistabili online da residenti in uno stato diverso. Per esempio, un pacchetto famiglia premium era in offerta a 1.346 euro sul sito francese, a 1.870 su quello inglese e a 2.447 su quello tedesco, ma non era possibile procedere all’acquisto online di quello meno caro per i non residenti in Francia. Una differenza del 15% era stata notata anche tra i prezzi in sterline e in euro. Allo stesso modo il parco di attrazioni Disney applicava discriminazioni anche negli acquisti reali: l’abbonamento annuale a rate era possibile acquistarlo solo disponendo di un conto bancario in Francia. «Di per sé imporre prezzi diversi per mercati diversi non è illegale e la Commissione non vuole armonizzarli, ma le società non possono impedire ai consumatori di acquistare in giro le migliori offerte reindirizzandoli su altri siti o ponendo ostacoli di pagamento», ha dichiarato la portavoce della commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska. Dopo un «dialogo costruttivo», Disneyland Parigi ha quindi «portato in linea con il principio di non discriminazione» le sue politiche commerciali.

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