Tre anni senza Buontempo. Perché oggi ci manca ancora di più

24 Apr 2016 12:44 - di Antonio Pannullo

Tre anni fa ci lasciava Teodoro Buontempo, protagonista indiscusso della storia della destra politica italiana. La famiglia Buontempo lo ricorda con una messa così annunciata: “E’ stato la voce del Popolo, la voce dei Senza Voce. Sempre al servizio della gente, senza distinzione di tessere, colori o bandiere. Onestà, coraggio, coerenza, semplicità, umiltà sono le qualità morali che lo hanno sostenuto e contraddistinto nel corso della Sua Vita e della Sua carriera Politica. In occasione del Terzo Anniversario della Prematura Scomparsa di Teodoro Buontempo desideriamo invitarvi alla Santa Messa che avrà luogo il prossimo martedì 26 Aprile alle ore 19:30 presso la Basilica di S. Maria in Montesanto a Piazza del Popolo. Siamo consapevoli che il Suo Ricordo è nel cuore delle tante persone che lo hanno conosciuto, stimato e amato, infatti Teodoro Buontempo ha lasciato ad ognuno il compito di mantenere viva la Sua Memoria onorando il Suo Lascito Ideale. Per questo motivo abbiamo creato un indirizzo e-mail, ioeteodoro@gmail.com, per coloro che vorranno aiutarci a raccogliere aneddoti, ricordi e testimonianze del Suo impegno come pure del Suo vissuto quotidiano. Egli infatti ha onorato e difeso con tutte le sue forze la Sua comunità umana e politica e anche questo oggi è un valore da consegnare alle nuove generazioni. Nella ferma convinzione che egli ha dato con tutta la sua vita, un esempio d’impegno e di lotta, siamo convinti che proprio il Lascito Ideale delle sue battaglie oggi possa rappresentare uno stimolo ai tanti giovani per reagire e non farsi sopraffare dalle difficoltà”.

Teodoro Buontempo era un leader naturale

E Teodoro, per noi che lo abbiamo conosciuto bene, era tutto questo e molto di più: altro che un libro, ci vorrebbe per descriverlo. Innanzitutto era un leader naturale; dopo il suo trasferimento a Roma dall’Abruzzo, dove era nato, non tardò a farsi apprezzare e a raccogliere intorno a sé altri giovani come lui che intendevano impegnarsi con coraggio e convinzione per migliorare questa nostra nazione: il popolo missino, la Giovane Italia, il Fronte della Gioventù, di cui Teodoro fu capo indiscusso  e seguìto. Anche dopo gli anni di piombo, negli anni Ottanta e Novanta, a ogni manifestazione pubblica, i giovani e gli ex giovani missini cercavano con lo sguardo Teodoro, e se lui prendeva il megafono, si era tutti pronti a inquadrarci e a eseguire le sue disposizioni, perché ci si fidava ciecamente di lui. E lui non deluse mai. Non possiamo in questo breve spazio ricordare tutto della sua vita politica, fu dirigente di partito, attivista, giornalista, scrittore, consigliere comunale a Roma, deputato, presidente di La Destra e molto altro ancora, e in ognuna di queste funzioni eccelse per abnegazione e impegno senza riserve, anteponendo l’interesse della gente a tutto il resto. Fu certamente un politico rivoluzionario, un uomo che cambiò davvero il modo di fare politica in questo Paese,e anche dentro il Movimento Sociale Italiano: come non ricordare che fu lui a fondare Radio Alternativa, una delle prime radio anti-regime d’Italia, negli storici locali di via Sommacampagna a Roma? E che fu ancora lui, tramite quella emittente straordinaria, a diffondere tra i giovani missini la musica alternativa, quella davvero arte underground, canzoni di lotta fatte da giovani non professionisti per gli altri giovani che combattevano un mondo vecchio, corrotto, ostile? Fu lui che senza mezzi, senza risorse, affidandosi solo allo spirito di sacrificio suo e dei ragazzi che lavoravano con lui, a costruire dal nulla una delle più belle realtà sorte nel nostro mondo. E il partito, ahimé, non capì la portata e l’impatto e le potenzialità rappresentate da quello strumento potentissimo, la radio. Teodoro guardava più avanti degli altri, vedeva ciò che i miopi non riuscivano a vedere, per questo aveva un grande talento. E fu in qualche modo il suo destino e anche la sua amarezza: non essere capito dai vertici, ma essere seguito dai giovani, dalla gente, che vedevano in lui, nel suo entusiasmo, nelle sue molteplici iniziative, nel suo non fermarsi mai, nel suo essere pratico e rapido, in tutto questo, una speranza, speranza che le istituzioni deludevano sempre più spesso.

Buontempo protagonista nelle periferie romane

Come quella volta, in una periferia romana, quando ascoltando una signora che aveva il figlio in sedia a rotelle e che non poteva salire e scendere dal marciapiede, lui prese un piccone, una carriola col cemento, e costruì, dopo essersi tolto la giacca, uno scivolo che avrebbe permesso al giovane di superare agevolmente le barriere architettoniche. Detto fatto. Era stimatissimo, oltre che dai suoi, anche dai suoi avversari, tanto che era l’unico “fascista” che poteva permettersi di andare in un certo bar al centro di Roma frequentato solo da estremisti di sinistra, che magari il caffè glielo offrivano. E per giunta dopo che, in anni lontani, al potentissimo Pci aveva fatto perdere la faccia: come i meno giovani ricorderanno, un tempo i simboli dei partiti sulla scheda elettorale erano messi nell’ordine in cui venivano presentati. Ebbene, il Pci aveva sempre il primo posto in alto a sinistra, perché il Politburo comunista, di allora riteneva che fosse più agevole per gli elettori individuarlo. E gli attivisti del Pci, i più robusti ovviamente, si mettevano in fila presso l’ufficio elettorale molti giorni prima, impedendo con la forza a chiunque di passare loro avanti. Buontempo decise che questa egemonia dovesse finire: così, a sorpresa, quaranta giorni prima del gran giorno, si accampò letteralmente in una roulotte davanti all’ufficio stesso, permanendo per quaranta giorni e quaranta notti lì davanti. I suoi camerati di davano il cambio per stare con lui, finché l’ultimo giorno ci fu l’apoteosi: centinaia di attivisti missini circondarono Teodoro per consentirgli di presentare per primo le liste mettendo fine alle prepotenze comuniste. Fu una grande vittoria: e il Pci, partito infinitamente più grande e organizzato della “cenerentola” missina, usciva sconfitto dal confronto voluto da Buontempo, un confronto spinto dalla sete di giustizia. E come reagì il sistema? Semplicemente cambiando da quel momento il regolamento sulla ubicazione dei simboli sulle schede elettorali, che da allora in poi veniva fatto “per sorteggio” anziché per l’ordine di presentazione. Come dire: finché vinciamo noi si fa così, se vincono gli altri si cambiano le regole. Ma Buontempo aveva dimostrato qualcosa, che non si indietreggia di fronte ai soprusi ma ci si batte, ed è anche per questo che il Msi è sopravvissuto alle temperie della storia, è diventato Alleanza Nazionale ed è andato al governo, per merito di uomini come Teodoro Buontempo. Non c’è più spazio per le migliaia di storie su Teodoro, tranne che per una considerazione: oggi lui ci manca più che mai, perché se fosse qui ci potrebbe indicare la strada da imboccare per uscire da queste difficoltà in cui la destra italiana e romana si dibatte da anni: troverebbe la soluzione per rinascere e vincere. Ma lui non qui, purtroppo. E si vede.

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