Acireale, sacerdote svuota la cassa per i poveri e fugge con l’amante

23 Apr 2016 14:00 - di Giulia Melodia
finto prete

Sacerdote sottrae il denaro destinato alla beneficenza e poi fugge con una volontaria che collaborava con la struttura (sua amante): si tratta del rettore camilliano del centro di prima accoglienza per poveri ed emarginati Casa Sollievo di San Camillo di Acireale (Catania). Dell’ennesimo uomo di fede che, in spregio a voti e abito talare, ha scelto di trasgredire… e non solo la Regola dell’ordine di appartenenza.

Sacerdote svuota la cassa per i poveri e fugge con l’amante

Dunque, ci risiamo: ancora una truffa ordita da un religioso pronto a giovare personalmente di un fondo destinato a una causa umanitaria. Ancora fedeli e bosognosi traditi nella fiducia riposta in un sacerdote. Ancora lo scandolo di un uomo di fede pronto ad abbandonare l’ordine religioso a cui appartiene, non prima però di aver svuotato le casse della beneficenza che gestisce, e non da solo (ma con l’amata: una relazione su cui si vociferava – sembra – già da mesi). È bufera sul rettore camilliano del centro di prima accoglienza per poveri ed emarginati Casa Sollievo di San Camillo di Acireale (Catania), un sacerdote quarantaquattrenne originario del Palermitano appartenente all’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi,  fuggito con una volontaria della struttura e 27.900 euro dell’ente di beneficenza. A presentare nei suoi confronti alla Procura della Repubblica di Catania, per conto dei religiosi Camilliani, una denuncia «per una condotta appropriativa» è stato il legale del Centro, l’avvocato Giampiero Torrisi.

Il furto, la fuga d’amore, la denuncia: bufera sul religioso

La vicenda del sacerdote che svuota la cassa per i poveri e fugge con l’amata, su cui sono attualmente in corso chiarimenti e aggiornamenti di sorta, è stata riportata in queste ore dal quotidiano La Sicilia, che in un suo servizio ricorda anche come al rettore camilliano, che era anche capo amministratore dell’Istituto Giovanni XXIII di Riposto, era stata affidata la completa gestione economica della provincia siculo-napoletana dell’Ordine fondato da Camillo De Lellis. La notizia è stata confermata dal legale. «Sulla vicenda immagino la Procura della Repubblica stia facendo accertamenti – ha detto Torrisi – per verificare quanto abbiamo denunciato. Tutto il resto, la fuga d’amore e quant’altro, dal nostro punto di vista è del tutto irrilevante, è un dato neutro. L’unica cosa che noi rileviamo è la condotta appropriativa rispetto a somme che servivano per il sostentamento delle missioni, prevalentemente per quelle estere dei Camilliani. Riteniano si stata una condotta significativamente grave». Una condotta grave, quella assunta dal sacerdote, e decisamente contraria, oltre che a quanto previsto dai codici giurdici, soprattutto da quanto richiesto dalla legge morale che – prima ancora dei precetti imposti dall’ordine prescelto – dovrebbe guidare l’operato di un religioso…

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