Usa, ora Trump fa davvero paura: minacce anche alla sorella
Gli intolleranti di sinistra americani ora cominciano ad avere paura davvero: dopo il figlio di Donald Trump, Eric, anche la sorella del candidato alle primarie repubblicane, il giudice Maryanne Trump Barry, ha ricevuto una lettera di minacce. L’Fbi ha detto di essere a conoscenza dell’incidente, precisando che «sta lavorando a stretto contatto con i Secret Service e con l’U.S. Marshals Service». Trump Barry è giudice della Corte d’Appello a Filadelfia. Per quanto riguarda Eric Trump, invece, i media americani hanno precisato che la lettera è stata inviata alla sua residenza di Manhattan, al 100 Central Park South, ed è stata aperta dalla moglie. Una fonte vicina alle indagini ha spiegato che la missiva aveva un timbro del Massachusetts e avvertiva che se Donald Trump non si sarebbe ritirato dalla corsa per la nomination sarebbero stati colpiti i suoi figli. Più spiritosa invece un’altra forma di contestazione al frontrunner americano: «Affitto appartamento in centro-città, due stanze da letto, giardinetto biologico, possibilità di tenere cani. Ma se votate per Donal Trump NON chiamate»: poche parole, chiarissime, e l’annuncio di un padrone di casa a Grand Junction in Colorado sta diventando virale. Nel suo appartamento in affitto sono permessi anche gli animali, ma niente sostenitori del tycoon repubblicano.
Negli Usa l’intolleranza politica ha raggiunto limiti allarmanti
Mark Holmes, questo il nome del proprietario, ha raccontato ai media locali: «Non riesco a capire cosa sta succedendo in questo Paese, è un vero caos. Trump sta predicando odio… e io vivo al piano superiore della stessa casa che metto in affitto. Non voglio nessuno che pensi a Trump come un buon presidente, tra le mie mura». I regolamenti Usa non menzionano tra i fattori potenzialmente punibili per discriminazione degli affittuari l’affiliazione politica, Holmes sembra quindi non violare così alcuna norma. Ha già persone interessate alla casa, ma ha ricevuto anche telefonate di insulti. Su una cosa giura:«Non l’ho fatto per attrarre l’attenzione, ma perché la gente capisca i rischi che corriamo». Una protesta pacifica. Ma Trump va avanti per la sua strada e se ne frega delle minacce: Trump nella sua giornata a Washington fitta di impegni in cui riesce a inserire anche un incontro con l’editorial Board del Washington Post e in quella sede fa per la prima volta i nomi dei consiglieri scelti per tracciare la politica estera dell’aspirante presidente, guidati dal senatore dell’Alabama Jef Sessions. C’è un esperto in antiterrorismo, Walid Phares, un consulente per il settore dell’energia Carter Page e Joe Scmitz che era al dipartimento della Difesa nei primi anni del mandato di George W. Bush, e il generale Keith Kellogg che è vicepresidente di una società di consulenza in tema di intelligence (Caci International) con clienti in tutto il mondo.