Sposò un uomo in punto di morte con un’ucraina: assolto assessore bolognese

26 Mar 2016 10:18 - di Martino Della Costa

Celebrò in ospedale un matrimonio civile tra un italiano che non sarebbe stato in grado di intendere e di volere, oltre che in punto di morte, e una straniera molto più giovane: ma per il giudice tutto è regolare e l’assessore che ha celebrato quelle alla Procura sono sembrate “nozze falsate” è stato assolto…

L’assessore sposò un uomo in punto di morte con un’ucraina: l’accusa

La Procura non ci vedeva chiaro sul perché quel vigile urbano in pensione e in fin di vita – che non sarebbe stato in grado di intendere e di volere – il 22 luglio 2013 convolasse a nozze con un’ucraina di quasi 20 anni di meno: ma l’impostazione del procedimento evidentemente non ha convinto il giudice, che ha assolto dall’accusa di falso l’assessore al Welfare del Comune di Bologna Amelia Frascaroli, pubblico ufficiale che firmò l’atto. L’assoluzione del Gup Letizio Magliaro arriva nel giorno del compleanno di Frascaroli, ex dirigente Caritas in procinto di guidare una lista civica di sinistra a sostegno della ricandidatura del sindaco Pd di Bologna, Virginio Merola, per un secondo mandato. Raggiunta al telefono Frascaroli, che non era presente in udienza, ha preferito non fare commenti. Per suo conto, invece, ha paralto il difensore dell’assessore, l’avvocato Alessandro Gamberini, che ha sostenuto: «L’imputazione? Non aveva le gambe su cui camminare»…

L’imputazione della Procura, l’assoluzione del giudice

L’imputazione del Pm Simone Purgato, che aveva chiesto per l’assessore una condanna a 11 mesi nel processo in abbreviato, sosteneva che in concorso e “previo concerto” con la sposa, Frascaroli avrebbe formato l’atto falso. L’inchiesta, partita dalla denuncia dell’ex moglie del vigile, morto a 72 anni, coinvolgeva inizialmente anche i testimoni del matrimonio (poi mandati verso l’archiviazione), la straniera e il notaio che validò un testamento con cui la donna veniva nominata erede universale. Il Gup ha assolto anche il professionista (7 mesi la richiesta del Pm), mentre l’ucraina è stata rinviata a giudizio, solo per il reato di circonvenzione d’incapace. Secondo l’accusa, «abusando dello stato di infermità e deficienza psichica in cui versava il proprio convivente», lo avrebbe indotto a firmare anche un atto di vendita per una moto d’epoca, una Fiat 600 d’epoca e un’Opel Astra; e un assegno da 40.000 euro in suo favore. «Attendiamo di leggere le motivazioni per valutare un eventuale appello», ha detto il procuratore aggiunto, Valter Giovannini. 

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