Nuovo scontro Meloni-Alemanno. Ecco che cosa si sono detti
“Tra tutti quelli che stanno in FdI non c’è nessuno indagato per Mafia Capitale. Ci sarà una differenza, ci sarà un motivo”. Lo ha detto il candidato sindaco di Roma Giorgia Meloni intervenendo a Radio Anch’io, per sottolineare una differenza tra il suo movimento e l’area che sosteneva l’ex sindaco Alemanno. “La realtà – ha continuato Meloni – è che l’unica amministrazione di centrodestra che ha governato a Roma non è riuscita a fare quel ripulisti che serviva sugli affari messi in piedi in 60 anni dalla Dc e dai comunisti”, ha concluso. Una dichiarazione che non è piaciuta a Gianni Alemanno che ha così replicato: “Vedo che Giorgia Meloni insiste a fare discorsi sbagliati e ingenerosi sulla nostra amministrazione. Nessuno, a cominciare da me, nega che debba essere fatta una discontinuità rispetto alle insufficienze e agli errori commessi da tutto il centrodestra, ma è autolesionista ignorare le grandi realizzazioni fatte in quegli anni, a cominciare dal risanamento del debito di 22 miliardi di euro ereditato dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra e dalla riforma di Roma Capitale”. “Gli assessori di Fratelli d’Italia – ha aggiunto Alemanno – non sono stati colpiti dall’inchiesta di Mafia Capitale ma non sono gli unici: di tutti i miei assessori solo uno è stato coinvolto in Mafia Capitale per fatti relativamente marginali. Se la discontinuità significa rimozione, ipocrisia e scaricabarile non è né dignitosa né credibile. Fratelli d’Italia e, prima della nascita del partito, il mondo umano e militante di cui Giorgia Meloni faceva parte, non sono mai stati all’opposizione della nostra amministrazione. L’unico momento di frizione si è realizzato per un problema di poltrone, quando la rappresentanza di quel mondo nella nostra Giunta fu ridotta da due ad un solo assessore, cosa peraltro compensata con la nomina del presidente dell’Ama su esplicita indicazione di Fratelli d’Italia. Proprio per questo la discontinuità si realizza solo se c’è un esame di coscienza complessivo di tutto il centrodestra e quindi anche di Fratelli d’Italia per individuare regole nuove e più rigide per gestire la cosa pubblica. Dico a Giorgia che si è molto più credibili quando si ammettono anche i propri errori piuttosto che fare l’imitazione delle tre scimmiette che non hanno visto, non hanno sentito e non hanno parlato”.