La promessa di Angelino Alfano: “Otterremo la verità su Giulio Regeni”

27 Mar 2016 8:31 - di Redazione

Nel doppio fronte che la vede coinvolta «l’Italia deve avere un unico obiettivo: agire con rapidità e decisione». Ecco perché il ministro dell’Interno Angelino Alfano prende un nuovo impegno con i genitori di Giulio Regeni: «Il nostro governo lavora in modo determinato per ottenere la verità». E riguardo al terrorismo dice: «Ancora una volta l’Europa si è mostrata troppo lenta rispetto ai tempi dei nostri avversari, vale a dire i terroristi. Se non agiamo velocemente, rischiamo di subire in Europa un nuovo attacco da parte dei fondamentalisti», spiega a “Il Corriere della Sera“.

«Il nostro governo lavora in modo determinato per ottenere la verità»

Ministro, le autorità egiziane hanno spacciato per verità l’ennesimo depistaggio. Che cosa risponde il governo? «Risultato importante è che, davanti alla nostra fermezza nel perseguimento del la verità, dopo qualche ora gli egiziani si sono comunque riposizionati e ci hanno fatto sapere che le loro indagini sono ancora in corso». Questo le pare sufficiente? «Certamente no, a questo punto i nostri investigatori devono essere direttamente coinvolti, partecipare a interrogatori e verifiche fatti dai colleghi del Cairo. Il nostro occhio è indispensabile». Non crede che sarebbe necessaria anche una presa di posizione forte come il richiamo del loro ambasciatore o il ritiro del nostro? «Tra un gesto simbolico e la verità io preferisco percorrere la strada che ci porta alla sostanza della vicenda e cioè sapere che cosa è accaduto. Ciò non vuoi dire che resteremo a guardare. Io voglio ribadire ai genitori di Giulio e ai cittadini che il governo italiano avrà il nome degli assassini».

“Il governo italiano avrà il nome degli assassini di Regeni”

Lei è rientrato da Bruxelles due giorni fa dopo l’ennesimo vertice antiterrorismo. Avete raggiunto risultati? «L’Europa è in una condizione incredibile, non è in grado di eseguire decisioni già prese. Abbiamo subito le stragi di Parigi e Bruxelles, ma non siamo stati in grado di fare nemmeno la direttiva sul Pnr di cui discutiamo da oltre due anni». Forse è arrivato il momento di pensare a un’Unione ristretta con quei Paesi che invece sono determinati a intervenire. «Io sono contrario a un’Unione a due velocità. Ma nello stesso tempo ho la consapevolezza che se non riusciremo a fornire una risposta veloce, l’Europa presterà il fianco debole ad altri potenziali attacchi. La verità è che l’Ue si basa soprattutto sull’economia e sul mercato comune, ma questo ormai non è più attinente alla realtà dei fatti, comunque non basta».

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