Maltratta la moglie e impone ai figli il Corano: allontanato dal giudice

25 Mar 2016 17:44 - di Redazione

Accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie e dei due figli per averli non solo sottoposti a ripetuti atti di minaccia e violenza psicologica, ma di aver imposto ai due minori in maniera prevaricatoria la propria cultura araba, un libanese di 50 anni, sposato e separato da una romana, si è visto imporre dal gip della capitale Maddalena Cipriani i divieti di avvicinamento ad ex coniuge e figli e di comunicazione con loro. Il caso riguarda una serie di azioni vessatorie nei confronti della donna attribuite all’uomo al quale è contestato anche di aver imposto ai due minori di studiare solo i versetti del Corano e di ripetere le formule arabe anche presso l’abitazione della madre, dalla quale non avrebbero dovuto apprendere la sua cultura e religione. Considerato soggetto “ossessionato – si legge nel provvedimento – dai retaggi prevaricatori imposti dalla sua cultura, l’uomo avrebbe sottoposto la moglie ad una serie di maltrattamenti che provocavano alla stessa ed ai figli “uno stato continuo di paura e di sofferenza psichica”.

Ai figli diceva che la scuola italiana è contro la morale del Corano

Quanto ai due figli, si legge nell’ordinanza del gip Cipriani, il libanese diceva loro che “la scuola italiana non andava bene in quanto venivano impartite morali contrarie al Corano”. Addirittura uno dei figli avrebbe riferito di essersi rifiutato di entrare in una chiesa “perché papà non vuole, se viene a saperlo si arrabbia”. “Questo provvedimento – ha dichiarato l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, legale della moglie del libanese insieme con la collega Ludovica Paroletti – rappresenta la consacrazione del principio di libertà di autodeterminazione culturale e religiosa. Il comportamento di questo uomo, pesantemente prevaricatore, è stato improntato alla chiara volontà di impedire qualsiasi forma di integrazione dei propri figli nel nostro contesto culturale e sociale, addirittura obbligandoli a non sentirsi neppure italiani, quando in realtà la loro madre è italiana, le scuole che frequentano sono italiane, la cultura nella quale vivono è basata su quei valori di libertà, di tolleranza e di rispetto, che non possono essere a nessuno impediti”. “Non posso che accogliere con soddisfazione – ha concluso – questo provvedimento, che si pone a difesa delle donne, dei giovani e soprattutto di quei principi di civiltà oggettivi e universali, che nessuno deve permettersi di attentare”.

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