Anonymous a processo: ecco chi sono i “pirati” italiani rinviati a giudizio
Due andranno a processo, per altri sei è stato accolto il patteggiamento. Lo ha deciso il Gup di Roma nell’ambito dell’inchiesta su Anonymous Italia, i cui membri sono accusati di associazione per delinquere. Tra i reati contestati vi sono accesso abusivo a sistemi informatici, danneggiamento di quei sistemi, detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici e telematici, interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche.
Dal sito di Grillo al Viminale: le incursioni di Anonymous
Gli episodi al centro dell’inchiesta risalgono al periodo tra il 2011 e il 2012, quando il gruppo ha compiuto intrusioni nei sistemi informatici dei carabinieri, della polizia, dell’Enav, di banche, università e perfino del Viminale, oltre che nei siti di Beppe Grillo e Massimo D’Alema.
Phate Lucas e il caso Calipari
Uno dei due rinviati a giudizio era già indagato a Roma per calunnia e simulazione di reato. Si tratta dell’ingegnere informatico 37enne, Gianluca Preite detto Phate Lucas, che – sono i fatti contestati – aveva raccontato ai magistrati titolari dell’inchiesta sulla morte di Nicola Capilari di aver intercettato una telefonata sul web in cui una voce che parlava italiano ordinava di sparare sulla Toyota su cui il funzionario e Giuliana Sgrena viaggiavano alla volta dell’aeroporto di Baghdad. L’altro indagato è il 28enne torinese Jacopo Rossi alias “Medhat” o «il più puro degli attivisti», come venne definito al momento dell’arresto nel 2013. Il processo per i due hacker inizierà il 14 marzo, mentre ai sei che hanno patteggiato sono state comminate pene da cinque mesi a un anno e otto mesi.