Anche la Festa del papà finisce nel mirino: a Milano un asilo la cancella

14 Mar 2016 15:38 - di Bianca Conte

Dopo aver tolto il crocifisso dalle aule per non offendere gli alunni appartenenti a altri credo o ad altre culture, adesso ad essere disconosciuta è la Festa del papà, cancellata dal calendario delle celebrazioni scolastiche di un asilo di Milano per non offendere i figli delle famiglie arcobaleno. E la prossima abolizione cosa investirà? E cosa rinnegherà?

Milano, un asilo abolisce la Festa del papà

«Un asilo comunale elimina la Festa del papà per non offendere i genitori gay: siamo arrivati anche a questo a Milano, dopo che l’amministrazione arancione ha cancellato “mamma” e “papà” per “genitore 1” e “genitore 2”. Lo denuncia Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano e capolista di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale alle Comunali 2016, commentando la notizia riportata in questi giorni da alcuni quotidiani, secondo la quale in un asilo nido di Milano, nel quartiere Isola, quest’anno non verrebbe organizzata alcuna iniziativa legata alla Festa del papà (dai bigliettini di auguri celebrativi, alla classica canzoncina da imparare a memoria) per non discriminare i figli di eventuali coppie “arcobaleno”. Peccato che, come al solito, nel tentativo di non discriminare qualunque altra forma di convivenza e di genitorialità nessuno si preoccupi mai di non fare un torto alla famiglia nel senso più tradizionale – e ormai inviso e rinnegato – del termine e ai suoi picoli componenti, “rei”, agli occhi dell’opinione pubblica multicolor, di avere una coppia di genitori fatta semplicemente di una madre e di un padre. Un’ideale, quello della famiglia tradizionale, sempre più trascurato e che iniziative come questa del nido milanese rischiano di demonizzare e cancellare progressivamente.

L’appello dell’ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato

Un problema culturale che esce dalla porta di casa e rientra dalle finestre di un’aula scolastica, di una rilevanza sociale e politica tali da non poter essere eluso dalle istituzioni e, meno che mai, lasciato all’iniziativa del singolo educatore che – come nella maggior parte dei casi la cronaca registra – propenderebbe il più delle volte per il rispetto di una minoranza da tutelare, anche in spregio di imprescindibili valori e secolari tradizioni. «Non c’è più alcun rispetto per la famiglia: non è certo una novità per il centrosinistra, sia a livello nazionale che locale, ma non ci arrendiamo, non lo accettiamo – ha ribadito allora De Corato – L’assessorato ha precisato che è stata una scelta autonoma delle educatrici, ma la scuola è comunale, non è accettabile che ognuno faccia quello che gli pare! Se la linea del Comune è quella di far fare a ogni educatrice quello che vuole, allora prepariamoci all’anarchia di ogni singola maestra. Palazzo Marino non può lavarsene le mani così, presenterò un’interrogazione». Sperando – aggiungiamo noi – che quest’ultimo, disperato appello in favore del ricoscimento dei diritti dei bambini, arcobaleno o non, non cada nel vuoto, seppellito sotto coltri di anticonformismo al contrario tanto – troppo – in voga ultimamente…

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