Lo strano questionario del Comune di Roma: “Sei uomo, donna o trans?”

4 Feb 2016 14:30 - di Luca Maurelli

Se dopo aver subito uno scippo in strada il poliziotto vi chiedesse se siete un uomo, una donna o un trans, a voi verrebbe da ridere o da piangere? Probabilmente gli dareste del matto e lo invitereste a rincorrere il ladro, ma non è detto che in futuro, nel compilare una denuncia, non vi venga chiesto davvero cosa nascondete nel vostro intimissimo, al di là delle apparenze che spesso ingannano. In effetti è questa la strada intrapresa dal Comune di Roma, che ai fini di una ricerca scientifica sulla criminalità in città, ha ritienuto utile – in un sondaggio inviato in questi giorni ai cittadini – la catalogazione di una terza categoria sessuale, a costo di creare un precedente forse storico nel censimento dei cittadini, ai quali mai prima d’ora era stato chiesto di indicare un eventuale genere ibrido.

“Uomo, donna o trans?”

Ibrido a dir poco, visto che per definizione il “transgender” identifica tutte le persone che non si sentono racchiuse dentro lo “stereotipo di genere” normalmente identificato come “maschile” e “femminile” e a cui dunque, in futuro, potrebbe essere addirittura chiesto di dichiarare pubblicamente se si siano sottoposti all’operazione oppure no. Non arriva a tanto il sondaggio che in questi giorni il Campidoglio sta inviando sulle mail dei gli iscritti al portale dell’amministrazione, ma in quel questionario sulla sicurezza in città la prima domanda per identificare l’interlocutore lascia interdetti: uomo, donna, transgender? Ne seguono tutta una serie di domande generiche sulla tranquillità del quartiere, sulla modifica delle proprie abitudini a causa di eventi criminosi, sul numero di furti o aggressioni subite, sulle misure di prevenzione che andrebbero chieste. L’indagine, che nasce nell’ambito del progetto europeo “City.Risk”, inserito all’interno del programma quadro per la Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020, al quale Roma Capitale ha aderito con altri 12 partner rappresentativi del mondo dell’industria, della ricerca e della pubblica amministrazione, servirà poi a fornire informazioni utili all’ufficio sicurezza del Comune.

Se il terzo “genere” esiste solo in India

Un progetto interessante, di respiro internazionale, ma quella specifica iniziale “di genere”, che nell’anagrafe italiana non esiste (mentre il cambio di sesso è possibile, anche senza operazione, come stabilisce la Casazione) lo rende un po’ paradossale e irrispettoso nei confronti degli stessi transgender, invitati a censirsi anche a dispetto della privacy. Vale la pena di ricordare che in nessuna parte del mondo i transgender sono riconosciuti, anagraficamente, come terzo sesso. Con un’eccezione: l’India, dove ai  kinnars o hijras è attribuito lo status giuridico di un terzo genere e a loro viene comcessa a carta di identità elettorale, passaporto e patente di guida. E, ovviamente, la possibilità di rispondere senza equivoci ai questionari del Comune di Roma…

 

 

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