Così il senatore Pd ha “affittato” una madre. L’intervista diventa un caso

4 Feb 2016 11:02 - di Redazione

Ecco com’è nato Luca, il figlio di due anni di Sergio Lo Giudice, senatore del Pd e cofirmatario del ddl Cirinnà, e del suo compagno Michele Giarratano: il seme di Michele è stato fecondato in provetta con l’ovulo di una donatrice e poi trasferito nel grembo di una madre surrogata, in California, che ha affittato il proprio utero. La coppia ha raccontato in un’intervista a Le iene di avere fatto ricorso a un’agenzia che ha fatto conoscere loro la “madre surrogata”. I due sostengono che l’espressione “utero in affitto” è lesiva della dignità della donna e però si rifiutano di dichiarare pubblicamente se e quanto hanno pagato l’intera operazione. Stupefacente poi la dichiarazione del senatore Lo Giudice secondo cui non è un trauma separare il neonato dalla madre biologica (cui il figlio Luca è stato sottratto dopo due settimane, senza che la donna potesse mai allattarlo) anche se è poi costretto ad ammettere che la maternità surrogata è una forma di sfruttamento del corpo femminile soprattutto in realtà come l’India o la Thailandia (la lo sfruttamento resta sempre tale, anche in altre zone geografiche, o no?)

L’intervista, andata in onda proprio nel giorno in cui cominciava al Senato il dibattito sul ddl Cirinnà, è stata commentata da Mario Adinolfi, direttore de La Croce e tra gli organizzatori del Family Day al Circo Massimo di sabato scorso: “Intervistato da Le Iene il senatore Sergio Lo Giudice e il suo compagno confessano che la stepchild adoption e il ddl Cirinnà servono per legittimare la loro pratica di utero in affitto compiuto all’estero, che il bambino è costato centomila euro, che è stato privato di qualsiasi contatto con la madre, che ‘mettono in conto’ che in futuro potrà rimproverare loro di aver negato il diritto ad avere una mamma. Un’intervista doppia agghiacciante a Le Iene, sette minuti che spiegano tutto, andata in onda poche ore dopo che Monica Cirinnà in aula al Senato aveva imbrogliato per l’ennesima volta gli italiani dicendo che la stepchild adoption non ha nulla a che fare con l’utero in affitto”. Adinolfi lancia poi un messaggio al premier Renzi: “Il gioco delle tre carte sull’utero in affitto non si può più fare. Quando il potere imbroglia il popolo, al popolo resta una sola arma: la memoria”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *