Il Pd, per farsi perdonare l’asse con Verdini, ora vuole le adozioni gay
Il Pd, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, fatto il primo passo sulle unioni civili ora pensa al modo per potere introdurre le adozioni per le coppie gay. Lo ha affermato in tono perentorio Debora Serracchiani: “Sui diritti civili indubbiamente anche dal punto di vista culturale, c’è stato un passaggio in avanti straordinario, ma è solo il primo passo, non è un punto di arrivo, il percorso è ancora lungo, e la prossima settimana si parte con il ddl adozioni, adozioni per tutti sia chiaro”. Un tema, quello delle adozioni gay, rilanciato anche dal ministro della Giustizia Orlando gettando nello sconcerto i centristi che avevano creduto di poter condizionare il governo Renzi sui temi eticamente sensibili. “Lo diciamo da subito – avverte Rocco Buttiglione (Area popolare) – questo è un giocare in modo irresponsabile con la vita del Governo. Altri temi devono adesso stare al centro della attenzione del Parlamento. Il primo è quello della oppressione fiscale, cominciando da quella delle famiglie, il secondo è quello della lotta alla povertà che è soprattutto povertà delle famiglie numerose, il terzo è quello della libertà di educazione per le famiglie, il quarto (ma in realtà per importanza il primo) è quello del fatto che non nascono piú bambini e del sostegno alle famiglie dove i bambini nascono ancora”.
Sul tema delle adozioni il Pd è per ora costretto ad insistere per tacitare la minoranza interna che soffia sul fuoco del disagio di parte dell’elettorato per l’ingresso di Denis Verdini e dei suoi in maggioranza. Secondo Roberto Speranza, minoranza dem, “il voto di Ala alla fiducia allarga sostanzialmente il perimetro della maggioranza. Senza che ce ne fosse alcun bisogno. E rischia di trasformare un compromesso parlamentare in un orizzonte strategico e identitario – dice in un’intervista al Corriere della Sera -. Non credo che per rottamazione si volesse dire mandare a casa Prodi, Bersani, Veltroni o D’Alema, per trovarsi a braccetto con Verdini”.
E anche Maurizio Gasparri dà ragione a quanti accusano il trasformismo renziano chiedendo un dibattito in Parlamento sul cambio di maggioranza che si è verificato con il voto sulle unioni gay: “Non si può liquidare così questa vicenda. Bisogna – prosegue – dar luogo a un dibattito parlamentare che metta in chiaro il ruolo di tutti. Non è una rissa privata delle varie correnti del Pd. È la stessa democrazia che viene messa in discussione da riti che prescindono dai contenuti su cui ci si dovrebbe confrontare. Si stravolge l’idea di famiglia e di genitorialità con un voto di fiducia impedendo l’esame degli emendamenti. Lo si fa cambiando maggioranze ed ora si vorrebbe anche negare una discussione politica in Parlamento su quanto sta avvenendo? È indispensabile invece”.