Unioni civili, legge a rischio per i dubbi del Quirinale sulla costituzionalità
La legge sulle unioni civili che arriverà a fine mese in aula non è criticata solo da cattolici, centrodestra e parte dei democratici. No, su di essa grava anche un altro problema, quello dell’incostituzionalità. A suonare il campanello d’allarme sarebbe stato il Quirinale, cui il governo – secondo un retroscena di Repubblica – si è rivolto per avere lumi sul discusso ddl Cirinnà. Ebbene il presidente Mattarella avrebbe fatto un solo invito, astenendosi dal giudizio su un provvedimento ancora all’esame del Parlamento: rispettare la sentenza della Corte costituzionale risalente al 2010 che dice che il matrimonio è solo quello tra persone di sesso diverso e dunque ogni possibile equiparazione tra unioni gay e matrimonio stesso lede lo spirito della Carta costituzionale. Un inconveniente non da poco, che si aggiunge al nodo della stepchild adoption, e che il governo avrebbe in animo di superare con la preparazione di alcuni emendamenti.
Unioni civili, la Cirinnà: non c’è nulla da cambiare
Chi invece non vuole proprio saperne di cambiare la legge è la prima firmataria del provvedimento, Monica Cirinnà: “Nella legge – afferma – non c’è alcuna equiparazione con il matrimonio e non c’è niente da cambiare nel testo”. E sostiene ancora che nel testo è specificato che le unioni civili non sono matrimoni ma “formazioni sociali specifiche”. Ma il governo – almeno secondo quanto ha riferito il capogruppo del Pd Luigi Zanda – sta già limando gli emendamenti per “ridurre i rimandi agli articoli del codice civile sul matrimonio”. Segno che la legge è troppo pasticciata, come dimostrano le numerose reazioni contrarie raccolte fino da oggi.