Trivelle, il referendum si farà. Ed Emiliano sbeffeggia Renzi

19 Gen 2016 17:45 - di Tito Flavi

Pd contro Pd. Presidenti di Regione (del Pd) contro il governo. L’opposizione interna (al Pd) a Renzi esulta. Crea ulteriore confusione dentro il partito del premier la decisione della  Corte Costituzionale di dichiarare ammissibile il referendum sulle trivelle: per la cronaca diciamo che il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. Ma il dato politico più interessante è che, con la questione trivelle si apre un altro fronte di dissenso a sinistra nei confronti di Renzi.

Capofila di questa ennesima rivolta piddina contro l’establshment renziano il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che si permette anche di sbeffeggiare il premier.  «Il presidente Renzi – dice beffardo Emiliano – dev’essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Partito democratico dev’essere contento per definizione». Questi giudizi il governatore pugliese glie sorimne cpmmentando con i giornalisti il responso della Consulta sulle  trivelle. «La campagna referendaria contro le trivelle – ha aggiunto– comincia subito». «Abbiamo appreso dalla corte costituzionale che il referendum anti trivelle è stato ammesso. Ovviamente si tratta di un referendum eminentemente politico, che tende a spingere il governo a elaborare una politica energetica. E a dire se in questa politica energetica debbano o meno avere un ruolo le ricerche di idrocarburi e in particolare lo sfruttamento degli eventuali pozzi ritrovati. Cosa che il governo ancora non ha fatto». «Dunque  – conclude perfido Emiliano – abbiamo l’occasione di fare una bella discussione finalmente sulle cose veramente importanti, non su questioni mediatiche e liti…».

Anche il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza (pure lui del Pd), non nasconde la sua esultanza e rivendica alla sua Regione di essere stata capofila nel referendum anti-trivelle. «È un’altra vittoria delle Regioni, degli enti locali a difesa dei principi costituzionali e dei diritti dei cittadini, della leale collaborazione tra istituzioni delle Repubblica. Non c’è uno Stato centrale che ama l’Italia e un territorio che la odia. L’interesse strategico di un Paese, con lealtà e trasparenza lo si costituisce insieme

 

 

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