Terrorismo, tre libici affiliati all’Isis arrestati al porto di Genova
Tre cittadini libici sono stati arrestati dalla Digos appena sbarcati in porto a Genova dal traghetto Excellent della compagnia Grandi Navi Veloci proveniente da Tunisi. I tre sono accusati del reato di riciclaggio aggravato dalle finalità di terrorismo internazionale. L’episodio è avvenuto domenica sera. I libici viaggiavano su tre auto Hyunday identiche. La notizia è stata rivelata dal Secolo XIX. Il caso è seguito dai pm Piercarlo Di Gennaro e Federico Manotti. I tre stranieri di 50, 43 e 39 anni erano senza bagagli nelle loro auto e ora sono in carcere a Marassi. Nelle prossime ore saranno interrogati dal giudice. Indagini sono in corso per capire se avessero in programma incontri con qualche islamico radicale ligure o del Nord Italia. Foto di bambini armati, scene di guerra e di persone che inneggiano allo Stato Islamico, di gente ferita e sentenze di condanna egiziane per fatti di terrorismo legato alla jihad, è il contenuto dei telefonini che avevano i tre, Abdel Kader Alkurbo (50 anni libico con passaporto svedese), Muhamad Ali Mosa Lufty (43 anni libico residente a Bruxelles) e Mohamed Abdel Mohamed Amar (39 anni, libico con passaporto belga), arrestati con l’accusa di riciclaggio aggravato dalla finalità terroristica. Il 31 dicembre, all’aeroporto genovese erano stati arrestati due sedicenti iranini diretti a Londra con documenti falsi del Belgio accusati dalla procura dell’aggravante di terrorismo. Secondo il gip i due, un uomo e una donna, possono far parte di una cellula terroristica internazionale. Anche nei loro telefoni cellulari foto di armi e di scene di guerra.
I libici sarebbero collegati con gli iraniani arrestati pochi giorni fa
Tornando ai tre libici, la bandiera del califfato con la dichiarazione di adesione all’Isis è uno degli scatti conservati nel cellulare di uno dei tre. Dicono di essere commercianti d’auto, ma per gli investigatori potrebbero essere fiancheggiatori e il commercio d’auto potrebbe servire per finanziare l’Isis. I tre, emerge dalle prime indagini, avrebbero viaggiato altre volte da e verso il Nord Africa, con auto però regolari. Le loro tracce sono state registrate dalle compagnie di navigazione che hanno conservato i loro dati anagrafici nei data base dei passeggeri. Un sostegno, si ritiene, che potrebbe arrivare in due modi: o con il semplice trasporto di auto “pulite” che poi vengono usate per consentire ai terroristi di spostarsi tranquillamente o, ancora, finanziando le casse dell’organizzazione attraverso la vendita delle auto rubate. Un altro aspetto da chiarire è quello del supporto logistico in Liguria: i tre avevano contatti con una cellula attiva a Genova o nelle altre province? Un riscontro a questa ipotesi potrebbe arrivare nelle prossime ore dall’analisi dei tabulati telefonici sui cellulari sequestrati. Tornando ai due iraniani, è certo che hanno incontrato qualcuno a Genova. L’incontro è stato registrato dalle telecamere del centro storico genovese. Questo confermerebbe l’ipotesi che i due non fossero a Genova casualmente, ma che avessero già dei contatti. Al momento è escluso che gli arresti degli iraniani e dei tre libici siano collegati.