Bagno di sangue in Siria. Gli Usa gettano la spugna: situazione fuori controllo
Sono tre le esplosioni avvenute nel quartiere sciita di Damasco, in Siria,nei pressi del santuario di Sayeda Zeinab nel quale sono morte almeno 60 persone e circa cento sono rimaste ferite. Lo riferisce l’agenzia di Stato Sana che cita una fonte del ministero degli Interni. In base a quanto si apprende, i terroristi hanno prima fatto esplodere un’autobomba vicino ad una stazione degli autobus: quando le persone si sono avvicinate per aiutare i feriti, due kamikaze si sono fatti saltare in aria. Gli attentati sono stati rivendicati dall’Isis.
E nella Siria martoriata si muore anche di fame: gli abitanti di Madaya, nel sudovest del paese, città assediata dalle forze del regime di Damasco, sono ormai allo stremo. La notizia che altre 16 persone sono morte di fame è di sabato e il racconto di un ex studente universitario di legge del luogo ad Al Jazeera non lascia dubbi: siamo solo all’inizio. “I prezzi dei generi alimentari sono più che quadruplicati – scrive Amar in una lettera all’emittente pubblicata oggi -. Se prima un prodotto costava 2,5 dollari, ora ne costa 10”. Per questo, prosegue, “avevamo cominciato a raccogliere l’erba e a cucinarla… Avevamo cominciato a prendere le foglie dagli alberi”. Ma adesso “l’erba non cresce più perché c’é la neve e durante il primo mese dell’inverno la gente ha cominciato a morire… in strada ho trovato il corpo di una donna davanti ai miei occhi… Non ho potuto farci niente”. Pur di non morire di fame “qualcuno ha cominciato a mangiare gli animali domestici, gatti e cani e quant’altro”. E la città è diventata una sorta di prigione, commenta Amar, spiegando che il “regime ha minato l’area che la circonda”.
Il segretario di Stato americano, John Kerry, sottolineando che ”non c’e’ una soluzione militare al conflitto in Siria” e che “senza trattative il bagno di sangue andrà avanti fino a che anche l’ultima casa sara’ distrutta” ha invitato le parti coinvolte nella conferenza di Ginevra a trovare un accordo in buona fede per arginare la peggiore “catastrofe umanitaria” dalla fine della seconda guerra mondiale.
“13,5 milioni di siriani – ha aggiunto – hanno bisogno di aiuti umanitari ora, sei milioni di bambini e centinaia di migliaia di persone sono intrappolate in aree dove non c’è cibo o c’è solo saltuariamente”, con molti costretti a mangiare erba e foglie. Una situazione che continuerà a peggiorare se il conflitto sarà lasciato senza controllo.