Roma, FdI contro Renzi e Tronca: «No al piano di svendita degli asili»
Sta provocando grande allarme a Roma l’idea del commissario straordinario Paolo Francesco Tronca di cedere ai privati gli asili nido e allo Stato le scuole materne comunali. Il piano, giustificato dalla carenza di fondi che aggrava una storica insufficienza dell’offerta, sarebbe già ampiamente delineato, con tanto di indicazione sulle prime strutture da dismettere. Si parla di quasi 12 milioni e mezzo di euro in più necessari rispetto ai fondi già stanziati per smaltire le liste d’attesa delle materne e di oltre 6 milioni e mezzo per azzerare le attese per gli asili nido. Troppi perché il Campidoglio possa farvi fronte.
Il piano di dismissione degli asili e delle materne
«Vista l’impossibilità di reperire le risorse necessarie, sia economiche che umane, si propone di avviare, come già sta avvenendo in alcuni grandi Comuni, una progressiva “statalizzazione” della scuola dell’infanzia», si legge nel documento unico di programmazione (Dup) 2016-18 in cui è presentata l’idea e le cui anticipazioni sono state pubblicate da Il Messaggero. E se per le scuole dell’infanzia, le materne, si parla di un processo che dovrebbe portare alla «cessione totale in favore dello Stato», per i nidi si pensa a «un progressivo passaggio alla gestione in concessione» ai privati. Ed è proprio questo il terreno che desta maggiori preoccupazioni.
FdI denuncia: «Un taglio lineare pensato solo per risparmiare»
Per Fratelli d’Italia si tratta di «una scelta che ha il sapore di un taglio lineare, un’azione pensata esclusivamente per risparmiare senza valutare aspetti di contesto imprescindibili per i servizi rivolti all’infanzia». «Come Fdi-An ricordiamo che durante il mandato di centrodestra, già nei primi anni di governo, era stata dimezzata, a tariffe non aumentate, la lista di attesa degli asili nido e mantenuta l’offerta delle scuole d’infanzia», hanno quindi sottolineato in una nota congiunta Fabrizio Ghera, Laura Marsilio, Lavinia Mennuni e Andrea De Priamo. «Ciò fu possibile attuando una virtuosa azione di diversificazione della gestione per il raggiungimento dell’obiettivo dell’azzeramento delle liste di attesa», hanno aggiunto gli esponenti di FdI, spiegando che «veniva attuato un sistema gestionale misto, pubblico-privato con affidamento di servizi in convenzione o in concessione, sempre assicurando il monitoraggio della qualità da parte del Comune e preservando la prevalenza gestionale in forma pubblica».
E il Pd finge di non sapere che Tronca è nominato da Renzi
L’azione del centrodestra fu «contestata e osteggiata duramente dal Pd», hanno ricordato ancora gli esponenti di FdI, sottolineando che ora invece «per mano di Renzi» e «per voce mediata del commissario Tronca», è tutto il sistema che «verrà gradualmente e totalmente affidato ai privati in concessione». Ma il Pd romano sembra averci ripensato e in questo frangente si ritrova a rivalutare e difendere proprio quel sistema cui si oppose ai tempi della giunta Alemanno. «A Roma esiste già un sistema integrato pubblico-privato di gestione dei servizi educativi che esprime livelli di servizio di grande qualità», si legge nella nota diffusa dal gruppo uscente del Pd di Roma Capitale. Non solo, il partito partecipa al grido d’allarme sulla privatizzazione come se non sapesse che Tronca agisce su mandato del presidente del consiglio e leader nazionale del proprio partito.
L’allarme dei sindacati: «Si apre uno scenario inquietante»
Ferma contrarietà è stata espressa anche dai sindacati che, spiegando di non essere stati informati sui contenuti del Dup, hanno sottolineato che «se le indiscrezioni di stampa fossero confermate, si aprirebbe uno scenario inquietante: una gestione commissariale, che dovrebbe governare Roma per altri 6 mesi, si assumerebbe la responsabilità di stravolgere le quarantennali politiche per l’infanzia della nostra città». Una situazione che avrebbe serie ripercussioni sia sulle famiglie sia sugli educatori comunali, primi fra tutti quelli precari.
I consumatoria: «Chi tutelerà i meno abbienti?»
«L’idea di mettere su mercato i nidi comunali è assurda. Sono strutture che servono a chi non ha possibilità di permettersi un nido privato. E le categorie sociali più deboli devono essere tutelate», ha sottolineato poi il presidente del Codacons Carlo Rienzi, secondo il quale «se tutto ciò non comporta un aggravio di spesa, ma solo un miglioramento nell’efficienza allora va bene, ma non credo – ha aggiunto – sia opportuno parlare di privatizzazione fin quando non c’è un servizio sociale di tipo analogo che possa dare la certezza alle categorie meno abbienti di non portarsi al lavoro i bambini».