Renzi impoverisce il Paese, poi dice: «Basta stare col cappello in mano»

4 Gen 2016 11:28 - di Gabriele Alberti

Nonostante i dati Eurostat abbiano dimostrato che l’Italia sia fanalino di coda rispetto ai big europei, il premier Renzi continua a fare il Capitan Fracassa: «L’Italia è ripartita, siamo fuori dal pantano dopo il grigiume». dice alla Stampa . E poi, quanto all’Europa, basta, dice, «bisogna smetterla di pensare a un’Italia sempre con il cappello in mano». Renzi non rinuncia alla boutade neanche quando i dati e i numeri imporrebbero contegno e non trionfalismi.
Con il “cappello in mano” in qualche modo ci ha portato lui. Solo chi finge di non vedere non vede famiglie impoverite, balzelli raddoppiati, italiani che a stento si avvicinano ai negozi pure in tempi di saldi, consumi che riprendono a singhiozzo, crescita dello “zero virgola”. Renzi potrà pure continuare a definire “gufi” chi legge con realismo numeri e realtà, ma prima o poi i conti li dovrà fare pure lui.

 Renzi, solo chiacchiere e passerelle

Non tutti giorni  potrà soccorrerlo il debutto della Ferrari in Borsa – peraltro non brillante rispetto al debutto dello scorso anno a Wall Street – per fare il solito “Renzi show”, per fagli pronunciare le frasi-spot che ama ripetere come un disco rotto: «Finalmente l’Italia c’è». Non tutti i giorni potrà fare passerella a Piazza Affari, con un Palazzo della Borsa tutto rosso Ferrari, con le bandiere della casa di Maranello sulla facciata e un’esposizione dell’intera gamma della casa di Maranello: una decina di modelli tra i quali l’ultima nata, la F12 Tdf. Una cornice ideale per pavonegguarsi per l’ esibizionista Renzi. «Re delle passerelle arriva a Milano tra rulli di tamburo per la quotazione di Ferrari e il titolo viene sospeso in perdita. S’era preso la bacchettata di Eurostat e oggi piagnucola…Vien voglia di dirgli: stop chiacchiere, stai a casa», commenta il sarcastico Matteo Salvini. Ma Renzi imperterrito continua gigioneggiare: «Il 2016 vorrei che fosse l’anno in cui smettiamo di recuperare i ritardi e cominciamo a correre più forte degli altri». Parla della Ferrari o del nostro Paese che arranca?

 

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