Il professor Monti boccia il giovane Renzi sull’Europa: “Aggressività inutile”
Nessuno meglio di Mario Monti può dare un giudizio sullo stato dei rapporti fra Italia, Germania ed Europa. Già duro commissario alla concorrenza – una volta riunì in una stanza tutti e sedici i presidenti dei Lander tedeschi per chiedere loro l’abolizione delle garanzie statali sulle banche – come premier ottenne dai colleghi di Bruxelles più di quel che gli riuscì a Roma con i partiti: strappò il sì della Merkel allo scudo antispread, la camicia di forza entro la quale la Germania voleva costringere la Bce. In Italia alcuni lo considerano amico della Troika, eppure fu lui a tenere la Troika fuori dai confini italiani quando nel 2012 rifiutò un piano di aiuti per le banche italiane, scrive “Il Secolo XIX”.
Renzi sotto attacco in Europa e in Italia: sulle banche è in grave difficoltà
Presidente Monti, nel governo c’è la convinzione che la Commissione europea sia appiattita sulle posizioni tedesche. È così? «Capita di frequente, quando sono in gioco le regole europee, che un singolo Paese si senta preso di mira. In realtà, ciò che di solito favorisce la Germania non è la Commissione, che è lì per far applicare le regole, bensì la timidezza degli altri Stati membri, che esitano a far valere le proprie ragioni. In ogni caso le potrei citare decine di casi nei quali anche la Germania è stata oggetto di sanzioni». Lei stesso, da premier, per difendere le ragioni italiane ricordò che nel 2003 tedeschi e francesi se ne infischiarono del Patto di stabilità. O no? «Vero. Ma occorre aggiungere che allora la Commissione Prodi aveva proposto le sanzioni contro Germania e Francia. Fu il Consiglio, allora presieduto dall’Italia – al governo erano Berlusconi e Tremonti – che decise di sostenere la posizione tedesca».
Monti boccia Renzi: “Un capo di governo dovrebbe evitare di parlare con leggerezza”
Ora il governo dovrebbe varare un pacchetto di aiuti pubblici per liberare le banche delle sofferenze. Non sarebbe stato meglio farlo insieme alla Spagna nel 2012 con fondi europei? Renzi sostiene che lui sarebbe intervenuto persino con fondi statali. «Primo: allora la situazione delle banche non era tale da renderlo necessario. Nei casi in cui ci rendemmo conto che era necessario, mi riferisco a Mps, varammo un prestito che fu poi restituito con adeguati interessi. Inoltre in quel momento, con lo spread ancora alto, rischio sovrano e rischio bancario erano una cosa sola. Il problema delle banche non erano le sofferenze, bensì i titoli di Stato che avevano in pancia. Accettando un piano di aiuti avremmo spalancato le porte alla Troika, perso qualunque possibilità di far valer le nostre ragioni in Europa ed esasperato il sentimento antieuropeo di una certa parte dell’opinione pubblica. Ne avrebbe avuto senso, come dice Renzi, dare allora aiuti di Stato alle banche: non solo non ne avevano bisogno, ma per darli il Tesoro avrebbe dovuto indebitarsi ulteriormente, mettendo a rischio le banche, già zeppe di titoli di stato. Un capo di governo dovrebbe evitare di parlare con leggerezza».