Italia-Germania: ecco cosa c’è dietro lo scontro Renzi-Juncker-Merkel
Germania e Italia si guardano con reciproco sospetto, la defenestrazione di Carlo Zadra, esperto giuridico, unico italiano presente nel gabinetto del presidente della Commissione Uè, è arrivata proprio per i contrasti con il capo della struttura, Martin Selmayr, tedesco, che aveva sfilato a Zadra tutte le deleghe affidandole al britannico Michael Shotter. Un punto di rottura. “La politica a Bruxelles si fa così e lo scontro è con la Germania, non con Juncker” racconta una fonte che in queste ore lavora ai dossier della politica europea.
Cosa ci sarà nella borsa di Renzi per Berlino?
L’Unione è entrata nel semestre di presidenza olandese, in piena continuità con quella lussemburghese, dunque in sintonia totale con Juncker, ombra a sua volta della cancelliera Merkel. Questa armonia si traduce in un blocco di voti dei paesi del nord e dell’est che con la locomotiva tedesca decide la politica europea. Seguire le mosse del premier belga Mark Rutte è fondamentale per capire come si muove il gruppo di testa. Migrazione e Brexit sono temi che lasceranno il segno sul semestre olandese. L’Italia è impegnata in entrambi i dossier. Il nostro paese può far valere i risultati raggiunti nel controllo della frontiera sud e nelle operazioni di salvataggio in mare, i tempi di identificazione si stanno accorciando e sul trattato di Dublino Renzi ha segnato un punto a suo favore: a marzo le regole verranno riscritte e i paesi esposti (Italia e Grecia) otterranno la cooperazione necessaria dall’Unione. Ora tocca a Roma portare sul tavolo della trattativa una proposta tecnica plausibile. Ci stanno lavorando il ministero degli Affari esteri e quello dell’Interno. Il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue in queste ore si è saldato ancor di più alla riforma dell’immigrazione.
David Cameron sta tessendo la sua tela e il Brexit è come una pistola puntata sulla Commissione.
Cercare un link con gli inglesi è una mossa in linea teorica giusta. L’asse tra Renzi e Hollande non esiste, Parigi ha una sua agenda, condizionata dalla strage di Parigi, dall’emergenza sulla sicurezza intema e dalla durissima campagna dei socialisti per le presidenziali del 2017. Dunque si prova a viaggiare in tandem (instabile) con Londra. L’attenzione di Roma per il Brexit è grande, lo sherpa di Matteo Renzi per l’Unione europea, Marco Piantini, ex collaboratore di Giorgio Napolitano, sta intensificando i suoi contatti diplomatici e preparando un corposo dossier per il premier. I rapporti tra il nocciolo duro dell’Eurozona e gli altri paesi dell’Unione possono cambiare, Downing Street vuole redistribuire il peso delle decisioni. L’euro non basta, c’è la sterlina e ci sono le altre monete e relative economie. L’idea è che fare sponda con Cameron possa dare a Renzi la forza di spingere per una riforma della governance economica europea, tema che il presidente del Consiglio presenterà a Angela Merkel. La Germania, anche in questo caso, è l’avversario più temibile per l’Italia, la sottile diplomazia della cancelliera e dei suoi alleati è micidiale. E qui entra in gioco Manfred Weber, il capogruppo del Ppe, che l’altro ieri ha criticato Renzi durante una seduta dell’Europarlamento. Weber è la stella della Csu, vicesegretario del partito della Baviera guidato dal coriaceo Horst Seehofer, che nei primi giorni di gennaio ha lavorato di dritto e di rovescio con Londra fino a convincere Cameron a presenziare alla conferenza annuale della Csu a Wildbad Kreuth, in Baviera, il 7 gennaio scorso. Presente anche il primo ministro olandese Mark Rutte, presidente di tumo dell’Unione. E’ la legge del nord. Una tela di ragno glaciale, spiega “Il Foglio”.