Giacarta, altri tre arresti dopo il sanguinoso agguato dei miliziani Isis

15 Gen 2016 18:51 - di Redazione

A Giacarta la situazione sembra normalizzarsi. Quattro dei cinque terroristi dell’Isis uccisi sono stati identificati e altri tre complici sono stati arrestati. Le indagini della polizia indonesiana sull’attentato di Giacarta proseguono rapide, tanto che gli investigatori hanno già tracciato con certezza un legame con il Califfato: in casa degli attentatori è stata trovata una bandiera nera dello Stato islamico. Bahrun Naim – un comandante indonesiano in Siria – è considerato l’ispiratore e il finanziatore degli attacchi costati sette morti e 23 feriti. I tre arrestati sono stati portati via all’alba dalle loro abitazioni a Depok, nei sobborghi di Giacarta. Sono sospettati di intrattenere legami con gli attentatori, due dei quali erano stati in passato arrestati per reati di stampo terroristico. Anche Bahrun, l’architetto del piano, era noto da tempo alle autorità: è partito per il Medio Oriente dopo il rilascio dal carcere, dove aveva scontato oltre due anni per possesso illegale di munizioni. Dalla Siria, questo ex studente di informatica ha tenuto attivo un blog considerato dalle autorità uno dei suoi strumenti principali per coltivare il legame con gli aspiranti combattenti del califfato in patria. Le autorità sono convinte che gli attacchi siano un segnale delle ambizioni dell’Isis di creare una sua provincia in Indonesia. Il gruppo, da parte sua, ha rilasciato oggi un comunicato in cui sostiene di avere voluto colpire a Giacarta cittadini di Paesi che fanno parte della coalizione che lo combatte. Ma il contenuto bilancio degli attentati – con sole due vittime civili, oltre a tre terroristi uccisi dalla polizia e due saltati in aria con il loro carico esplosivo – mostra come la cellula fosse anche relativamente inesperta. Si calcola che fino a un migliaio di indonesiani si siano uniti all’Isis in Siria e in Iraq, ma che solo poche decine siano tornate indietro con un effettivo addestramento militare. Nel frattempo, a Giacarta la vita è ripresa normale già oggi. Il caffè Starbucks colpito è rimasto chiuso – la catena ha riaperto i suoi altri bar nell’arcipelago – mentre il traffico è tornato massiccio come sempre nella capitale indonesiana.

 

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