Fratelli d’Italia al Miur al fianco dei precari della scuola: il concorso non serve
Gli insegnanti precari di nuovo in piazza. Questa volta si sono dati appuntamento davanti al Miur per protestare ancora una volta contro la loro esclusione dal piano straordinario di assunzione della scuola. A sostenere la loro protesta organizzata dai movimenti Mida e Adida anche Fratelli d’Italia. «A fronte dell’ennesima protesta contro la legge 107 – ha spiegato il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli – il ministro Giannini risponde negandosi, non accettando il dialogo e rifiutando da mesi una richiesta di confronto avanzata dal gruppo parlamentare di FdI». Rampelli ha poi proseguito: «Né ci risulta abbia aderito ad analoghe richieste avanzate dai movimenti promotori di quell’impressionante stagione di mobilitazione spontanea che ha attraversato il mondo della scuola lo scorso anno, fino a indurre i sindacati tradizionali a metterci cappello per non essere scavalcati. Può quindi non rispondere alle imbarazzanti disfunzioni della legge in vigore, a cominciare dalla più clamorosa, quella che vede migliaia di direttori scolastici attingere alle graduatorie d’istituto per cercare disperatamente supplenze di lungo periodo. A dimostrazione del fallimento della riforma, del suo piano assunzionale e della promessa renziana di cancellare le supplenze».
Fratelli d’Italia chiede la riapertura delle graduatorie
«Chiediamo la riapertura delle graduatorie a esaurimento – ha concluso Rampelli – per inserirvi a pettine tutti gli insegnanti che sono stati abilitati dallo Stato, avendo frequentato corsi universitari e sostenuto esami pubblici. Non siamo favorevoli al concorso, a meno che non sia solo per titoli, perché serve solo a sprecare denaro, a dare vita a una lotteria dove i migliori insegnanti già in cattedra possono essere superati dai peggiori raccomandati e a regalare soldi a società che lavorano con il Miur, infiltrate dalla sinistra e gestite in modo poco trasparente, come mi accingo a documentare a giorni in un esposto alla procura della Repubblica».