«Eliminare il voto in condotta a scuola». L’ultima pazza idea dei renziani

29 Gen 2016 12:32 - di Giorgia Castelli

Vietato bocciare per il voto in condotta. L’ultima trovata per indebolire la disciplina a scuola nel segno del buonismo dilagante è contenuta in una proposta di legge, in arrivo alla Camera, firmata da Milena Santerini, parlamentare della maggioranza passata alle fila di Democrazia solidale – dopo il collasso di Scelta civica – nell’esercito dei neo-renziani dell’ultim’ora. Una proposta che punta a depenalizzare appunto, il voto in condotta. Essere bulli, fumare una canna nei bagni, insultare gli insegnanti e i compagni, fare sega a scuola in continuazione, non dovrà essere più sanzionato. Almeno nelle intenzioni della Santerini. Il suo obiettivo? «Nessun buonismo – ha chiarito al Corriere della Sera  la professoressa di Pedagogia alla facoltà di Scienze della formazione dell’università Cattolica di Milano – bisogna solo adeguare la normativa ai tempi: la legge 107 parla di valutazione degli studenti, e noi permettiamo ancora che un ragazzo o una ragazza vengano bocciati non per problemi nell’andamento dell’apprendimento, ma per insufficienza nel comportamento. Non ha senso».

Il voto in condotta e la bocciatura

Una volta il voto in condotta era un incubo per bambini, ragazzi e famiglie. Chi si era comportato bene prendeva un voto alto, le marachelle venivano punite con un 8. Chi invece partecipava alle occupazioni, attacccava briga con i compagni, aveva comportamenti non “adeguati” in classe e rispondeva in maniera poco educata agli insegnanti si beccava il clamoroso 7. Un voto basso che apriva la strada alla bocciatura. Ma quel voto richiamava l’immagine di una scuola che esercitava il suo diritto-dovere alla formazione complessiva dei giovani: veniva considerato l’impegno e il rendimento scolastico degli studenti, ma anche il comportamento aveva la sua giusta valutazione. Poi il comunista Luigi Berlinger, ministro dell’Istruzione nei governi Prodi-D’Alema nel 1998 lo aveva cancellato dai curricula scolastici. Bisognava attendere nel 2009 Mariastella Gelmini, ministro del governo Berlusconi, per far tornare alla ribalta il voto in condotta.

Gelmini e la lotta al bullismo

Il ripristino del voto in condotta nel 2009 è nato dall’esigenza di ridare agli insegnanti strumenti adeguati per combattere il bullismo sempre più dilagante nelle classi e di ripristinare il principio dell’autorità della scuola. In casi estremi che prevedono condotte e comportamenti inaccettabili è stata introdotta anche la possibilità di bocciare. Ma si boccia solo col 5. Prima di essere bocciati però la strada da percorrere è lunga.

Ecco come si arriva ad essere bocciati

Quello che spesso non sanno i ragazzi è come si arriva a questa grave insufficienza, per la quale va in fumo un intero anno di studi al di là del profitto. Le principali cause del 5 in condotta sono dovute ad azioni di cyberbullismo, offese ed ingiurie sul web sia a compagni che a docenti. Falsificazione di firme. E altro ancora. Esiste, un regolamento, che i presidi e i professori seguono spesso alla lettera, e la decisione viene presa in sede di scrutinio dall’intero collegio dei docenti. Quindi non è semplice essere bocciati e le norme per reinserire gli studenti difficili senza arrivare alla bocciatura ci sono già. Dunque, cui prodest la nuova proposta di legge?

I Tribunali amministrativi cancellano le bocciature

Tra l’altro ad affievolire la normativa attuale ci hanno già pensato i Tar. Per esempio nel 2007 il Tar di Milano ha respinto per ben due volte la decisione del Consiglio dei docenti di una scuola di Milano di non ammettere alla classe seconda delle superiori un ragazzino colpevole di aver mostrato «un comportamento gravemente scorretto e un atteggiamento provocatorio e arrogante». Motivo? Il comportamento, anche se accompagnato da 4 insufficienze, non basta per far ripetere l’anno». Sulla stessa scia anche il Tar del Lazio.

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