Charter russo abbattuto dall’Isis, un meccanico della Egyptair mise la bomba

29 Gen 2016 15:30 - di Redazione

Forse c’è una svolta nel caso dell’aereo russo fatto esplodere dai terroristi islamici a ottobre: sarebbe stato un meccanico dell’EgyptAir, il cui cugino si è unito all’Isis in Siria, a mettere la bomba sul volo russo che si è schiantato lo scorso ottobre sul Sinai con 224 persone a bordo. Lo riferisce in esclusiva l’agenzia Reuters, secondo quanto si legge sul sito, citando fonti vicine alle indagini. Il meccanico in questione, hanno riferito le fonti alla Reuters, è stato arrestato insieme con due poliziotti dell’aeroporto e un addetto ai bagagli sospettato di averlo aiutato. Ma la compagnia aerea ha sempre negato l’arresto di qualcuno dei suoi impiegati. Secondo la ricostruzione delle fonti, una volta saputo che uno dei suoi componenti aveva un parente che lavorava all’aeroporto l’Isis gli avrebbe affidato la missione consegnandogli una borsa con una bomba. Il cugino jihadista del meccanico si sarebbe unito allo Stato islamico un anno e mezzo fa. Nei giorni scorsi si era appreso che l’inchiesta congiunta tra autorità egiziane e servizi segreti russi (Fsb) ha identificato almeno sei persone direttamente coinvolte nell’attentato al jet passeggeri russo dello scorso fine ottobre. Lo riporta l’emittente LifeNews. Uno dei sospettati aveva ottenuto il posto di addetto al carico bagagli poco prima dell’attentato. Secondo quanto riferisce l’emittente, l’uomo, dopo l’attentato, ha lasciato il posto di lavoro e l’Egitto ed è stato visto l’ultima volta in Turchia. La bomba, stando agli inquirenti, si trovava per l’appunto nell’area bagagli del velivolo ed era nascosta in una borsa.

Il dipendente Egyptair sarebbe cugino di un terrorista islamico

E poche ore fa, un falso allarme bomba ha bloccato per alcune ore all’aeroporto del Cairo un volo Egyptair diretto ad Istanbul. Ne hanno dato notizia fonti dell’aeroporto, precisando che la segnalazione era arrivata da un’ambasciata straniera, alla quale qualcuno aveva telefonato segnalando l’ordigno a bordo dell’aereo. Dopo controlli fatti sul velivolo e nei bagagli degli 83 passeggeri, l’aereo è ripartito per la sua destinazione nel pomeriggio. Questi episodi, unitamente ai continui attacchi dei terroristi islamici nel Sinai, hanno causato danni gravissimi all’Egitto: «Le perdite del settore del turismo dopo lo schianto dell’aereo russo sono le più grandi da 20 anni a questa parte», ha detto qualche giorno fa il ministro egiziano del Turismo Hisham Zaazou. Le perdite «hanno raggiunto i 2,2 miliardi di sterline egiziane al mese, ossia circa 283 milioni di dollari», ha aggiunto il titolare del Turismo ribadendo una cifra equivalente a 260 milioni di euro già da lui stesso stimata a novembre e poi ancora il mese scorso. «Il numero di turisti sta diminuendo da quando Russia e Gran Bretagna hanno vietato i voli in partenza verso l’Egitto dai loro aeroporti», ha ricordato Zaazou. Il ministro si è riferito alle misure prese da Mosca e Londra dopo il disastro del charter russo Metrojet disintegratosi in volo il 31 ottobre nel nord della penisola egiziana del Sinai uccidendo le 224 persone a bordo, quasi tutti turisti russi. Il disastro è stato rivendicato dalla branca egiziana dell’Isis attiva quasi esclusivamente proprio nel Sinai. Ufficialmente l’Egitto non riconosce ancora, anche se ora dovrà farlo, che si sia trattato di un attentato terroristico come invece dichiarato da fonti ufficiali russe: come ha ricordato il ministro, il Cairo aspetta l’esito delle indagini di una commissione egiziana che finora non ha conferme che si sia trattato di una bomba.

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