C’è un altro “untore” sieropositivo: ha infettato decine di minori per vendetta

16 Gen 2016 15:48 - di Livia De Santis

C’è un altro “untore” di Hiv che ha sparso il suo veleno, “il misterioso e letale unguento” di manzoniana memoria,  con rapporti sessuali volutamente non protetti. A dicembre era scoppiato il caso con Valentino T., mister virus di Acilia: il sieropositivo romano pur essendo consapevole di essere malato aveva preteso di avere rapporti sessuali senza protezione e, dal 2006 al 2014, ha contagiato decine di donne conosciute via chat o tramite social network. Per il momento sono trentuno le denunce presentate contro di lui. Ora è scoppiato un altro drammatico caso e, questa volta, a Brescia. Indagando su un giro di prostituzione minorile è stato scoperto e arrestato C.T., un uomo di 55 anni che, pur sapendo di avere l’Hiv, pretendeva rapporti sessuali senza protezione con il fine di infettare altri giovani, com’era accaduto a lui. La vicenda è stata riportata dal Corriere della Sera.

“Untore” per vendetta

La sua attività di “untore” è terminata quando la polizia locale di Montichiari (Brescia) gli ha recapitato un’ordinanza di custodia cautelare per prostituzione minorile e lesioni, ponendolo agli arresti domiciliari nel paese dove vive, a Collebeato (Brescia). L’uomo ha subito ammesso di farlo con il preciso scopo di vendicarsi di chi aveva infettato lui. Gli inquirenti che indagavano sulla prostituzione minorile, durante una perquisizione domiciliare, hanno trovato una sua pratica di invalidità per Hiv, e sono subito corsi ad arrestare l’uomo e a rintracciare le persone che erano state con lui, tutti giovani bresciani dai 15 ai 24 anni che si prostituivano per 20-50 euro. Per ora ne sono stati trovati una decina che dovranno sottoporsi a test per mesi.

Calderoli: il reato di “epidemia” sia esteso anche agli “untori”

Vicende sconvolgenti che fanno tremare giovani donne, ragazzine, uomini e intere famiglie. Storie che fanno nascere legittimi interrogativi su come prevenire e affrontare la situazione. Una proposta è arrivata da Roberto Calderoli: «Nel nostro ordinamento esiste già il reato di “epidemia”, previsto dal Codice Rocco, un reato punito con la pena dell’ergastolo, per chi diffonde “germi patogeni”. Sono trascorsi 85 anni ed è opportuno rivedere quel reato, adeguandolo all’evoluzione del tempo, delle malattie e, purtroppo, anche dei recenti casi di cronaca nera. A Roma un uomo ha volutamente avuto rapporti sessuali non protetti con un numero elevato di donne, 31 delle quali già risultate positive al virus dell’Hiv». Il laeder della Lega Nord ha osservato che anche nel caso di Brescia «ci sono decine di ragazzi in attesa di sapere se hanno contratto il virus dell’Hiv o meno e successivi partner che potrebbero a loro volta essere stati infettati. Davanti a casi di questa gravità non è più sufficiente applicare i reati normalmente previsti, come le lesioni, e non basta neppure il tentato omicidio: per questo presenterò una proposta di legge per rivedere il reato di “epidemia” allargandolo a questi “untori”, a coloro che volutamente cercano di contagiare una malattia sessualmente trasmissibile. Puniamo questi “untori” con l’ergastolo».

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