Calcio “maschio” addio, se anche Mancini frigna per un insulto ricevuto

21 Gen 2016 14:54 - di Aldo Di Lello

Addio calcio “maschio”, i tempi stanno proprio cambiando e il putiferio mediatico scatenato dall’allenatore dell’Inter  Roberto Mancini ne rappresenta un segno emblematico. Chi  se lo sarebbe mai immaginato che un tipo come lui, abituato da decenni alle rudezze agonistiche sui campi di gioco, si sarebbe messo a frignare per l’epiteto “frocio” rimediato dall’allenatore del Napoli, Maurizio Sarri ( a cui sono state date due giornate di squalifica in Coppa Italia),  durante un battibecco a fine partita? Proprio lui,  Mancini, che qualche mese fa si esibì, in diretta tv, in un poco elegante gesto apotropaico, toccandosi platealmente i gioielli di famiglia dopo che l’intervistatrice gli aveva detto che la sua Inter era data da tutti per favorita nel campionato di calcio.

Povero calcio, che ai suoi tanti problemi, deve ora anche aggiungere quello delle censure per le espressioni politicamente scorrette che scappano regolarmente sui campi di gioco. Povero calcio, se accade che anche un allenatore può diventare dall’oggi al domani un paladino della lotta alla “discriminazione” dei gay. A incoronare Mancini campione dei “diritti civili” ha provveduto la Repubblica, che ha dedicato alla “denuncia” del mister dell’Inter un editoriale e una intera pagina, sormontata da questo titolo: «Insulti omofobi, tutti contro Sarri». Tutti chi? Questi “tutti” non staranno certo nel mondo del calcio, dove i calciatori in campo se ne dicono, ogni domenica e nelle competizioni internazionali, di tutti i colori. Pensiamo alla tremenda testata inferta da Zidane al nostro Materazzi durante la finalissima dei campionati del mondo del 2006. Sembra che il calciatore azzurro avesse rivolto al campione francese apprezzamenti poco eleganti sulla madre e sulla sorella. Che doveva fare Zidane, doveva forse convocare una conferenza stampa invitando le femministe di mezza Europa? Il campione ha risposto con un gesto “maschio”, appunto: si è scagliato come un ariete contro il perfido Materazzi e non ha pubblicizzato il contenuto dell’insulto ricevuto. Ma per la Repubblica un comportamento simile rappresenta un atto di «omertà».

Che cosa doveva fare, al dunque, Mancini? Tutto, meno quello che ha fatto. Poteva rispondere con la risposta classica al tipo di insulto ricevuto: «Portami tua sorella…». Oppure poteva passare alle vie di fatto. Invece ha preferito frignare. E dire che, in questi giorni, persino il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker ha rivalutato le espressioni «maschie» che si possono scambiare i politici. Arriverà il giorno in cui dal lessico del calcio sparirà l’espressione “fallo” di gioco, che qualche neobraghettone potrà considerare troppo allusiva…

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