Brunilde Tanzi, giovane fascista assassinata dalla Volante Rossa

17 Gen 2016 9:56 - di Antonio Pannullo

La guerra era finita da un pezzo. Brunilde Tanzi era una giovane fascista milanese che fu assassinata dai terroristi della Volante Rossa partigiana il 17 gennaio 1947, ossia a guerra più che finita. Nata a Milano nel 1912, Brunilde proveniva da una famiglia fascista: negli anni della rivoluzione il fratello fondò il settimanale Il Torchio. Subito dopo l’armistizio Brunilde aderì alla Repubblica Sociale Italiana, volontaria nel Servizio ausiliario femminile (Saf) della Decima Mas, partecipando ad azioni di combattimento contro i partigiano dell’Oltrepò pavese. Alla fine della guerra fu presa prigioniera dai partigiani e sottoposta alla rasatura dei capelli, e le andò anche bene, considerando che molte sue camerate furono assassinate dopo essere state sottoposte ad atroci sevizie. Dopo la guerra aderì ai movimenti clandestini fascisti, come i Fasci di Azione Rivoluzionaria (Far) e al Partito democratico fascista di Domenico Leccisi, insieme al quale collaborò al trafugamento della salma di Benito Mussolini al cimitero del Musocco. Brunilde, insieme ad altri camerati, diffondeva instancabilmente il foglio clandestino Lotta fascista e teneva i rapporti col generale Ferruccio Gatti, capo degli squadristi milanesi nel 1921, nonché generale della Rsi e responsabile dopo la guerra sia del Movimento Sociale Italiano sia dei Far. Anche Gatti in seguito fu assassinato dalla Volante Rossa. La Tanzi in particolare divenne celebre per aver fatto risuonare le note di Giovinezza in tutta la piazza del Duomo durante trasmissioni pubblicitarie. Ed è anche per questo gesto goliardico e patriottico che i criminali della Volante Rossa deciseo di ucciderla in un agguato di stampo terrorista. E così il 17 gennaio scattò in via San Protaso, l’azione: Brunilde fu ferita mortalmente a colpi di armi da fuoco. Anche se fu chiarissimo a tutti che gli autori erano i partigiani della Volante Rossa (lo stesso Corriere della Sera definì un incubo la vicenda di questo gruppo terroristico) tuttavia nessuno di loro fu formalmente indagato per quell’omicidio, né si seppero mai i loro nomi. Lo stesso giorno la Volante Rossa assassinò in un’altra parte della città la neofascista Eva Maciacchini, delle Squadre di azione Mussolini.

Brunilde Tanzi era stata ausiliaria della Decima Mas

La Volante Rossa, formazione terroristica e criminale, era formata da un gruppo di partigiani che avevano deciso di continuare le loro scorrerie sanguinarie contro i loro nemici anche dopo la fine della guerra. Agì in Lombardia, Piemonte e nel triangolo della morte in Emilia Romagna. Il primo delitto fu quello del 31 agosto 1945 contro Rosa Bianca e Liliana Sciaccaluga, madre e figlia, ferocemente assassinate dai partigiani per la colpa di essere moglie e figlia di un ufficiale della Decima Mas, fucilato dai partigiani a guerra finita. Le due erano fuggire da Brescia per sfuggire alla furia partigiana riparando a Milano, ma erano state individuate dalla Volante Rossa e fatte letteralmente sparire: i loro corpi furono ritrovati in uno stagno della cava Gaslini, a Corsico. Avevano sparato in faccia bruciapelo. Due mesi dopo il duplice omicidio della Tanzi e della Maciacchini, la Volante Rossa colpì ancora uccidendo Franco De Agazio, giornalista fascista, direttore di Il Meridiano d’Italia, reo di pubblicare inchieste scottanti sui crimini dei patigiani. Nel novembre successivo, l’assassinio già citato di Ferruccio Gatti nella sua casa milanese. Fino al 1949 la Volante Rossa, impunita e anzi appoggiata dal Partito Comunista italiano, proseguì nella sua opera di terrore, assassinando, aggredendo, mettendo esplosivi, assaltando sezioni del Msi, spargendo il terrore non solo tra i fascisti ma anche tra le altre forze politiche che si opponevano al golpe armato teorizzato e preparato dal Pci su ordine di Mosca. Non si seppe mai il numero esatto degli assassinii, perché spesso la Volante Rossa faceva sparire i suoi nemici spargendo poi la voce che erano fuggiti all’estero. Il capo era Giulio Paggio, detto “Alvaro”, un ex operaio ed ex partigiano che non aveva neanche partito per la guerra, ma che si distinse il Valsesia come componente della banda Moranino, quest’ultimo parlamentare comunista incriminato ben tre volte dal parlamento per fati criminosi e sempre riuscito a cavarsela. Dopo la guerra, Paggio e altri partigiani presero a base la casa del popolo di Lambrate, sede di altre organizzazioni comuniste. La banda era formata da una sessantina di persone, tutte armate (le armi non mancavano tra i comunisti in quel periodo) e tutti iscritti al Pci. Per autofinanziarsi compivano rapine, proprio come le Brigate Rosse degli anni Settanta. Nelle campagna elettorale del 1948 i terroristi della Volante Rossa fungevano da servizio d’ordine per i candidati comunisti, tuttavia quando Togliatti arrivò a Milano per un comizio rifiutò di farsi avvicinare da loro. Dopo la sconfitta, il Pci progressivamente li scaricò, mantenendo comunque le protezioni e le risorse per i capi, che furono mandati in Cecoslovacchia per sfuggire all’ergastolo. Il processo si svolse al tribunale di Verona nel 1951 e si concluse con 23 condanne di cui 4 all’ergastolo. Solo uno dei quattro rimase in carcere fino al 1971, quando fu graziato dal presidente Saragat. Gli altri tre capi, tra cui Paggio, già fuggiti in Cecoslovacchia, furono invece graziati dal presidente Pertini nel 1978. Va infine ricordato che un’altra Volante Rossa, i Compagni organizzati in Volante Rossa, rivendicò l’omicidio, nel 1980, del giovane attivista missino Angelo Mancia, assassinato a colpi di pistola mentre andava al lavoro da killer rimasti sconosciuti. È chiaro che non si tratta della stessa Volante Rossa, ma i metodi e l’ideologia sono gli stessi.

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