La Boldrini insiste, di nuovo a gamba tesa sui gay: «La società è cambiata»
Non c’è niente da fare, è più forte di lei. Laura Boldrini proprio non ce la fa a rinunciare al suo ruolo di “papessa laica”. Non contenta delle polemiche suscitate dalla sua esternazione di domenica scorsa sulle adozioni gay, la presidente della Camera entra di nuovo a gamba tesa su una vicenda, le unioni civili, di cui si sta occupando il Parlamento. Questa volta la Boldrini sceglie la trasmissione Di Martedì condotta da Giovanni Floris su La7. Intervistata da Floris, afferma che le famiglie formate da coppie omosessuali «sicuramente per il nostro tessuto sociale sono una novità, ma la società è cambiata: ci sono unioni diverse, di altro tipo e poi sono arrivati anche i bambini». «Possiamo decidere – continua – di insabbiare questo problema e di non volerlo vedere? Il legislatore non ha la responsabilità di occuparsi di qualcosa che già esiste nella società?». Già, il legislatore, ma lei, assisa sullo scranno più alto di uno dei due rami del Parlamento. là dove appunto si legifera, non dovrebbe astenersi dall’esprimere opioni politiche fortemente divisive?
Ma vediamo anche che cosa la Boldrini dice sui bambini che hanno la disavventura di crescere presso una coppia gay. «Penso che i figli hanno dei diritti e che tutti hanno diritto di essere accuditi e curati in ogni circostanza. E aggiungo – afferma rispondendo ad una domanda sulla dichiarazione di Bagnasco – credo che ci sia il dovere degli adulti di non abbandonarli e di occuparsi di loro. Non vorrei mai che si verificassero situazioni in cui bambini orfani di un genitore avessero il partner dell’altro genitore che si disinteressasse di loro». La Boldrini – bontà sua– si è invece detta contraria alla maternità surrogata: «Questa pratica – afferma – espone donne, magari di paesi più poveri, a prestarsi ad una maternità per bisogno. Sono personalmente contraria ma in questo ambito non c’entra: qui stiamo parlando dei diritti delle coppie omosessuali». Insomma, la Boldrini insiste, non temendo neanche di entrare, di fatto, in polemica con una grande istituzione della società italiana come la Chiesa. E senza neanche preoccuparsi dei sentimenti prevalenti presso il popolo italiano.