Ancora “furbetti del cartellino”: sospesi 9 dipendenti di un museo capitolino

8 Gen 2016 13:32 - di Martino Della Costa

Altri furbetti del cartellino vanno ad aggiungersi al lungo elenco dei dipendenti di un ufficio, solerti nel timbrare – magari per sé o per i colleghi – e altrattanto solerti nell’uscire poco dopo. Una presenza “fantomatica”, la loro, che ha insospettito i carabinieri di un comando della capitale che, dopo lunghi mesi di appostamenti, riprese video di telecamere nascoste, raccolta dati e incrocio di informazioni, sono arrivati a smascherare, e sospendere, gli ultimi assenteisti di turno. Impiegati che risultavano presenti sul luogo di lavoro e che invece, tutto facevano, meno che adoperarsi appieno per il Museo. C’è chi – in virtù di uno scambio di favori? – per esempio firmava per il collega ritardatario o proprio assente; chi si recava presso l’attività commerciale del marito, magari a dare una mano, e chi, addirittura, puntava sull’azzardo in cerca di fortuna facile frequentando sale scommesse durante il turno. Gli ultimi “furbetti del cartellino” di una lunga serie, almeno fino alla prossima inchiesta…

Ancora “furbetti del cartellino”: timbravano e uscivano

Puntuali a strisciare il badge e, altrettanto puntuali, ad abbandonare il posto di lavoro, magari non prima di avere “marcato” la presenza di altri colleghi, puntualmente assenteisti. Nove dipendenti del Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma sono stati smascherati dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma: per loro è scattata la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici, per la durata di un anno. Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma e condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Roma Eur, hanno consentito di accertare come, dopo aver timbrato il cartellino, i 9 dipendenti – di età compresa tra i 43 e i 65 anni – si allontanassero dal posto di lavoro, oppure timbrassero per conto di altri colleghi che arrivavano più tardi rispetto all’orario previsto, o che addirittura non si presentavano affatto sul luogo di lavoro. Avviata nel febbraio del 2015, l’attività d’indagine, convenzionalmente denominata Museum, è stata svolta attraverso pedinamenti e controlli, con riprese video grazie all’ausilio di videocamere poste in punti nevralgici del Museo, consentendo di accertare un notevole numero di “truffe” perpetrate nel tempo dagli impiegati indagati.

Ecco cosa facevano i furbetti del cartellino “assenteisti”

Secondo lavoro, sale scommesse, ritardi: tutto aveva la priorità sull’impiego per il quale i dipendenti del Museo percepivano lo stipendio. Addirittura tra tutti c’è anche chi è stato arrestato perché in orario di lavoro risultava presente mentre era altrove ed è stato colto in flagrante. Questo, dunque, quanto fin qui accertato dai carabinieri riguardo ad alcuni dipendenti del Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma, tra i quali i militari hanno scoperto una dipendente che, in costanza di orario di lavoro, in realtà si recava presso il negozio di frutta e verdura del marito; un altro di loro, invece, andava regolarmente a giocare presso un centro di scommesse sportive dell’Eur. Per i nove indagati, che hanno agito con modalità e secondo fini diversi, le accuse sono dunque, a vario titolo, quelle di falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato, false attestazioni e certificazioni. Insomma, quella del badge strisciato a seconda delle circostanze è ormai un classico del malcostume italico che però, nonostante i procedimenti giudiziari e le condanne mediatiche, non smette di suscitare indignazione e sgomento, e comunque, di incoraggiare quelli che saranno i prossimi, immancabili, “furbetti del cartellino”…

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