Zanzare sterili contro la malaria: è la scoperta di un ricercatore italiano

7 Dic 2015 19:00 - di Redazione

Zanzare sterili, incapaci di produrre uova, per bloccare la diffusione della malaria. Le ha ottenute Andrea Crisanti, ricercatore italiano all’Imperial College di Londra, combinando per la prima volta due strumenti molecolari di frontiera: la tecnica di riscrittura del Dna “Crispr”,  con cui ha introdotto il gene della sterilità, e il turbo molecolare chiamato gene drive, che ha consentito di far diffondere il gene dell’infertilità a macchia d’olio tra gli insetti. ”Combinando queste due tecnologie siamo per la prima volta in grado di modificare una specie entrando nei processi che ne regolano l’evoluzione”, spiega Crisanti. ”Attaccando i geni della riproduzione possiamo indurre una drastica riduzione della popolazione, portandola quasi all’estinzione: questo è utile con le zanzare portatrici della malaria – aggiunge – ma in futuro potrà essere applicato anche ad altre specie dannose e infestanti, vegetali e animali, per ripristinare l’equilibrio di un ecosistema”.  Il primo esperimento, pubblicato su Nature Biotechnology, è stato fatto sulle zanzare Anopheles gambiae, i principali vettori della malaria nell’Africa sub-sahariana. Grazie alle forbici molecolari della tecnica Crispr (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), i ricercatori hanno inserito il gene dell’infertilità nel Dna delle zanzare. Il detonatore che poi lo ha fatto “esplodere” nella popolazione degli insetti è stato il cosiddetto “gene drive”. Questa tecnologia, sviluppata all’Imperial College dal genetista Austin Burt, permette di trasmettere un carattere alla progenie infrangendo le tradizionali regole della genetica: se un gene ha normalmente il 50% di possibilità di essere trasmesso alla prole, grazie al gene drive viene passato con una probabilità superiore al 90%. ”Questa tecnica ha il potenziale per ridurre drasticamente la trasmissione della malaria”, afferma Crisanti. ”Nei prossimi 2 o 3 anni valuteremo la sicurezza e l’efficacia di questo approccio in Italia, portando le zanzare nei laboratori del Polo Unico di Medicina di Perugia dove vengono ricreate le stesse condizioni di luce, temperatura e umidità dei tropici. Poi ci sposteremo in ecosistemi più grandi ma sempre confinati, ad esempio su isole, per osservare l’interazione con l’ambiente”.

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